S. Antonio Abate - Il culto

Il culto per il Santo Abate cominciò, per certi aspetti, durante la sua vita.
S. Girolamo (in “Vita Hilarionis”) attesta infatti le preoccupazioni del Santo sulla sua sepoltura, in quanto un certo Pergamo, ricchissimo signore egiziano, si era offerto, essendo il Santo ancora vivo, di trasportarne i resti mortali in una sua proprietà per tumularli in una chiesa, che egli avrebbe fatto costruire.
Temendo che il suo corpo potesse diventare oggetto di una qualche falsa idolatria, negli ultimi anni della sua vita S. Antonio Abate non perdeva mai occasione di ricordare ai suoi discepoli di non rivelare a nessuno il luogo della sepoltura. Così è riferito da S. Attanasio, che custodì la tunica ed il mantello del Santo Abate con grandissima venerazione per tutta la sua vita.
Ma la venerazione ed il culto di S. Antonio ben presto varcarono i confini dell’Egitto e si diffusero in tutta la cristianità dell’0riente e dell’Occidente, fin nelle nostre contrade.
Della presenza del culto per S. Antonio Abate nelle nostre contrade fa fede la raffigurazione pittorica, in una sequenza di sei scene (il ciclo completo), delle tentazioni del maligno fatte al Santo visibili nel portico dell’abazia di S.ANGELO IN FORMIS. La presenza degli affreschi delle tentazioni risalenti all’XI secolo, epoca approssimativa della fondazione della Basilica di S. Angelo in Formis, giustifica una deduzione semplicissima; cioè che, essendo il culto per il Santo Abate presente nella Capua longobarda e nei suoi “casali” nell’XI secolo, anche nel “casale Macerata” si venerava quel Santo. Non è, perciò, esagerato affermare che l’origine del culto di S. Antonio Abate risale almeno a quell’epoca!
La ricorrenza della celebrazione della festa annuale in onore di Sant’Antonio Abate  venne stabilita da S. Eutimio, abate in Palestina, al 17 gennaio (dell’anno 450 circa) ed ebbe larga diffusione in tutto l’oriente cristiano. In occidente la festa appare segnata al 17 gennaio nel “Martilogio Geronimiano” ed in quello storico di Beda (il Venerabile). S. Antonio Abate fu venerato in modo particolare dal popolo, il quale faceva ricorso a lui contro i morbi contagiosi (peste, herpes zoster, sifilide, ecc.) e contro le tentazioni del maligno. Fu la stessa 'pietas' popolare ad attribuirgli poteri taumaturgici e di protezione per gli animali domestici ed è per questo che spesso nelle immaginette votive viene rappresentato circondato da oche, conigli, galline, buoi, ecc.
La popolarità del culto favorì la pia consuetudine di imporre il suo nome ai bambini , di intitolargli ospedali, confraternite, chiese, oratori e incrementò una ricca iconografia o conservò memoria di quella antica, come quella della ”questua della robba”.  Questa è una colletta di beni (alimenti, vestiti, ecc.), fatta nella giornata del 16 di gennaio, ed è da far risalire al XV secolo, quando comincia ad apparire nell’iconografia dei miracoli del Santo la storia del re della Palestina  che, gravemente ammalato, viene esortato da un angelo ad inviare viveri all’eremo di S. Antonio e ai suoi frati nel deserto, per ottenere la guarigione. Egli invia, quindi, una spedizione di cammelli carichi di provviste e, dopo che queste furono consegnate all’eremo, si sentì guarito dalla malattia. Da questo episodio si può con molta ovvietà far derivare la tradizione iconografica maceratese di far girare per le strade del paese un Carro di Sant’Antuono, addobbato in modo tradizionale, per la raccolta dei beni in natura che il popolo offre con devozione e fede.

Pasquale Capuano