Presentazione della Parte Seconda
Presentazione dell’Autore
Questa seconda parte della presente monografia rappresenta , forse , l’unico , valido tentativo di dare storicità e valore alla manifestazione folcloristica maceratese denominata i “carri di Sant’Antuono / Pastellessa” .
In riferimento alla religiosità del popolo maceratese attraverso i secoli , noi abbiamo la convinzione , a seguito delle relative letture fatte nelle biblioteche ed archivi della Provincia (Biblioteca del Museo Campano di Capua , Archivio e Biblioteca della Curia Arcivescovile di Capua , Biblioteche comunali di S.Maria C.V. e Caserta , nonchè l’Archivio di Stato di Caserta e quello della Società di Storia Patria di Caserta) , che essa sia stata sempre collegata ad eventi folcloristici e rappresentazioni scenico – teatrali , fisse o itineranti , da sempre .
Ci siamo convinti anche che le attuali espressioni esteriori di religiosità , legate alla tradizione dei carri ; ( specialmente per l’alto significato iconografico in essi contenuti) hanno più di un qualche prodromo nel nostro passato remoto !
Riteniamo , quindi , che le manifestazioni della religiosità “cristiana” nelle contrade maceratesi siano state sempre un poco permeate di paganità e , perciò , pensiamo che sia stato questo retaggio a dare il carattere distintivo di individualità etnico – geografico – artistica ai “carri della  battuglia di pastellessa” .

Anche nella definizione del periodo dell’anno in cui cade la festività è da vedersi , come riportato nel materiale bibliografico , fornitoci dal dott. De Crescenzo della Biblioteca di S.Maria C.V. , una fonte di paganità . Leggiamo che nei “Fasti” , “Ovidio invita” le giovenche alla pingue greppia , finchè verrà il lavoro nella dolce estate . L’aratore sospenda al chiodo l’aratro dimesso . . . la terra è fredda , teme ogni solco ... . Ciò ad esprimere il senso delle feste pagane che si svolgevano nei primi due mesi del nostro calendario e che segnano il passaggio dal culmine dell’inverno all’equinozio di primavera , quando il sole dà inizio al periodo più luminoso dell’anno .
Gennaio era , perciò , il mese dell’attesa e del riposo dei campi , così come lo descrive il grande poeta latino , quando gli uomini si dedicavano alla celebrazione di feste e riti purificatori (col fuoco!) per prepararsi al grande risveglio primaverile . Da queste radici antichissime sono nate , secondo noi , le tradizioni popolari , tanto sentite nelle nostre zone , e i sentimenti di una viva e forte religiosità in senso lato.
Però il 17 gennaio , dedicato al culto di S.Antonio Abate , pare prescinda da queste radici .
Nel Martirologio Geronimiano , infatti , non vi è traccia di quanto da noi detto sulle origini pagane di certi riti correlati al culto di Sant’Antuono.

Presentazione  del  Dott.  De  Crescenzo
La monografia di Pasquale Capuano traccia un piacevole profilo , minuzioso e quasi “scientifico” della Festa di S.Antonio Abate che si svolge il 17 gennaio di ogni anno ormai da tempo immemorabile nella cittadina di Macerata Campania .
L’Autore non tralascia alcuna componente del Rito di “Pastellessa” sia religiosa che folcloristica , evidenziando , con una narrazione precisa , accattivante ed una forma chiara , una profonda conoscenza delle svariate tecniche in uso per l’allestimento dei carri e lo svolgimento della manifestazione che affonda le sue radici nella notte dei tempi .
“Pastellessa” sembra trarre origine , infatti , dai “Fescennini versus” che rappresentano la forma più antica del teatro latino di provenienza etrusca .
Anche i Fescennini , come molti sanno , consistevano in rappresentazioni semplici che venivano eseguite in occasione di feste campagnole durante le quali si dava libero sfogo allo “spirito salace italico” . Narrava Virgilio nelle sue Georgiche ( II , 385 e segg . ) : “i coloni ausonii si divertono con versi rozzi e con riso sfrenato” , come pure Orazio ricordava nella Epistola II : “gli attori erano contadini che nei panni di festa per ristorare il corpo e l’animo insieme con i compagni di lavoro , con i figli e le loro consorti , si propiziavano la Terra con un porco e con il vino , il Genio ammonitore della brevità della vita” .
Lo stesso “Spirito Bambino” che animava gli antichi versi fescennini si ritrova ancora oggi nella festa di Macerata Campania e in tutti coloro che si prodigano per la sua riuscita : attori , cantanti , comparse , agricoltori che guidano i trattori e capi delle varie squadre , organizzatori e studiosi come il Capuano che ne traccia la splendida storia .