Parte Prima - Capitolo Primo - Considerazioni generali su "Campania e Capua"

È nostra intenzione, quindi, non fare critica d’arte ma limitarci a fare opera di descrizione e catalogazione di Nella “Campania Juxta Felix” manca, forse, un segno importante della – ARTE ETRUSCA – come, per esempio la “tomba a cumulo1” la “stele funeraria2”, ecc. ma permane la presenza dei “lebeti3” oppure di vasellame in “bucchero4” rinvenuta insieme (come vedremo) a ceramiche greche e altro vasellame di natura autoctona (argilla cotta, acroma e nera). Per quanto riguarda i “lebeti” ritrovati nelle tombe in varie zone della “Campania Juxta Felix” abbiamo intenzione di parlare di Capua5 osco - etrusca “romana” e, in specie, di quelli che sono stati repertati nelle necropoli dell’area sud-orientale dell’antica Capua6, di cui fa parte il territorio della nostra Macerata Campania7. Non mancano “brocche” di un bucchero più pesante e di fattura “Etrusco – Campana” o “Etrusco - Capuana”, e parecchie “ciotole8” della stessa epoca e fattura. Alcune opere di oreficeria, ritrovate in diverse tombe, (anche ad Atella) denotano un’influenza etrusca nella tecnica della “granulazione9”. Dal VI al III secolo a.C. si ha sull’arte campana una influenza dello stile greco molto evidente nelle ceramiche e nell’architettura10. Le influenze della civiltà greca furono molto sentite dai popoli che abitavano le zone pedemontane degli Appennini Campani11 che, comunque, conservarono in parte la propria identità artistica e culturale (ne tratteremo più avanti). Essi, i Greci, cercarono di imporre lo stile greco anche alle popolazioni delle pianure campane12 , non esclusa quella del Volturno , senza però riuscirvi completamente e in maniera uniforme su tutto il territorio. Infatti la tradizione culturale della “gente Osca” sopravvive anche alla civiltà sannita sempre più ellenizzata come dimostrano molte esemplificazioni d’arte (specialmente Sacra), giunte a noi, nelle quali si evidenzia una discreta “autonoma identità artistica”.
Infatti nel “SANTUARIO DELLA FECONDITÀ E DELLA MATERNITÀ” a Curti – località Petrara madri e figli, oranti ed offerenti, sono comunque realizzati con un realismo indigeno e suggestivo e senza chiari ed evidenti segni di influssi esterni.

Testimonianze della unicità dell’arte sannita – osca sono i prodotti dell’artigianato d’arte vascolare, repertati nei centri di Cuma, Saticula (Sant’Agata de Goti), Capua13. In questo periodo, infatti, l’Arte Campana appariva sempre più svincolata da influenze dirette e creava un’arte con propri caratteri distintivi e particolari. Si veniva, però, nel tempo, caratterizzando uno stile che risentiva sempre più del “pragmatismo artistico” del popolo, che “impregnò” l’arte campana (e, quindi, capuana) sia nelle forme che nelle tecniche esecutive e nelle tipologie strumentali e dei materiali. Con il prevalere, anche nella “Campania Juxta Felix”, della potenza romana si rivoluzionarono tecniche e strumenti. Le maestranze autoctone si “arricchirono” di metodi e concetti nuovi sulle modalità di esecuzione, dei nuovi strumenti di lavoro, di un nuovo tipo di taglio del tufo e del granito e una nuova tecnica muraria. L’uso della pozzolana nell’impasto di malte “cementizie”14 (capaci di cementare) , diede, oltre ad una maggiore consistenza alle strutture murarie, anche la possibilità di operare “a getto” nella costruzione delle volte , archi e cupole ( fu questa l’epoca del passaggio della civiltà della “trabeazione” alla civiltà dell’arco di concezione romana). L’Arte antica si riassume (si ritrova), in tutte le sue espressioni (pittoriche, scultoree, architettoniche, urbanistiche, artigianali, letterarie), non solo nelle grandi città come Pompei, Ercolano, Napoli, Cuma, Capua15 ma anche in centri minori con esse conurbati (come la nostra “Macerata”) o di esse “satelliti”.
Tutte queste città parlano, con le loro testimonianze artistiche il muto linguaggio di un’arte giunta fino a noi integra e meravigliosa: L’ARTE ROMANA. La Campania, già ricca di tradizioni e culture precedenti (tirrena, etrusca, osca, sannita, greca), retaggio dei popoli che l’avevano abitata nel corso dei millenni fu variamente influenzata dalla civiltà romana. Ciò non solo dal punto di vista della consistenza delle culture e tradizioni locali, più o meno restie a lasciarsi fagocitare da quella romana, ma anche per le diverse difficoltà geo-topografiche. Si ebbe, per questi motivi ed altri ancora16 un diverso influsso della “romanità” nelle zone costiere (molto ellenizzate ed “orientaleggianti” e nelle zone dell’entroterra (pianura e fasce pedemontane e montane). I caratteri stilistici dell’arte “Campano – Romana”, nella regione a nord di Capua17 e fino all’Ager Stellatus si presentavano differenti da quelli della regione a sud della fascia di terra dopo Atella, Liternum, Suessola, che erano le città più ricche della pianura capuana per feracità del suolo, per tradizione e cultura osca.
La parte settentrionale della Campania, infatti presenta una morfologia caratterizzata da ampie e fertilissime pianure situate lungo la fascia costiera e, ad oriente, da rilievi sontuosi, tagliati da valli ed alvei di fiumi.
La pianura “Capuana” che, dopo l’annessione “manu militari” dell’ “ager falernum”, spaziava dal Garigliano, a nord, e fino ad “Atella” e “Liternum” a sud, era così fertile che già i poeti antichi si meravigliavano della feracità di questa terra18 che dava fino a tre raccolti l’anno. In questo territorio abitarono contemporaneamente, ed in epoche successive, Osci protostorici, Ausoni, Opici, Aurunci ed Etruschi, Osci pre-romani. Questi ultimi poi confederarono dodici loro città e vi misero a capo la più importante: CAPYS – CAPUA19.
Il primo insediamento di un “popolo storico ” nel nostro territorio e, probabilmente, anche la fondazione della stessa città di Capua20 si collocano sullo scorcio del IX secolo a.C.21, come attestano sia autorevoli fonti letterarie antiche sia i reperti archeologici, rinvenuti nella stessa città e nelle adiacenze22. Tra le “adiacenze territoriali” quella sud-orientale (del cui territorio fa parte la nostra Macerata Campania) è stata ricca di rinvenimenti archeologici: case, ville, strade, necropoli e tombe di varia fattura e stile, sculture, dipinti ed affreschi murali, suppellettili, arnesi, accessori di abbigliamento, maschere votive, templi, altari per sacrifici, ceramiche e un ricco patrimonio vaseologico, come testimoniano i numerosissimi verbali di rinvenimento, in parte inediti23 nei quali si descrive minimamente ogni cosa rinvenuta24 Di uno di questi documenti25, e forse anche d’altri, noi tenteremo di fare uno studio approfondito poiché in esso si verbalizza uno dei tanti riferimenti archeologici della zona Sud- Orientale di Capua26 e in particolare della nostra Macerata Campania27. Più avanti riporteremo brani del manoscritto b/473, riferibile al tema del presente testo (l’Arte) e la nostra decriptazione e traslazione in lingua italiana, quanto più comprensibile, sempre aderenti al nostro metodo di lavoro fatto di ricerca studio, riscontro, analisi, sintesi e relazione. Noi riteniamo il contenuto del manoscritto anomino molto utile per la comprensione dei canoni estetici dell’arte antica locale. Le dissertazioni fatte dall’anonimo autore su vaseologia, sculture funebri, pitture tombali, ceramiche, riproduzione in vetro, sono di estremo interesse. Il manoscritto può essere dunque citato a conferma e suffragio di quanto da noi già riferito circa la coesistenza, anche sul nostro territorio di più civiltà fino all’avvento di quella romana28.
I brani che seguono e che sono tratti dal molto valido testo – Le Terrecotte votive - di Margherita Tata Bedello confermano le indicazioni riscontrate nel testo del b/473. Infatti trattando l’argomento delle “arulae”29 degli oscilla30 e dei thymiateria31.La Bedello Tata cita: le tre classi di terrecotte (arulae, oscilla, thymiateria) presentano ognuna un numero illimitato di esemplari. Per quanto riguarda l’aspetto stilistico si possono distinguere tendenze di gusto diverse.
Prima della “Sannitizzazione”, tra VI e V secolo a.C., sono sensibili gli influssi ionico- attici forse mediati attraverso il mondo etrusco. Successivamente, nelle fasi propriamente sannitiche, si distinguono tre fondamentali filoni già individuati negli studi precedenti: il primo e il secondo filone dipendono, in modo più o meno diretto dagli influssi greci, italiani e sicilioti, il terzo filone parla un linguaggio artistico tipicamente locale (capuano?). Durante questo periodo le tre correnti “coesistono” e danno luogo ad una produzione assai varia. A Capua32 - citiamo ancora la Bedello Tata - Il motivo originario (ed originale, osiamo aggiungere noi) è recepito ma subisce un processo di banalizzazione e di irrigidimento e la produzione denota sempre più marcatamente carattere di appiattimento ed uniformità >>. Poi la dottoressa Bedello conclude: <<...mi pare che la situazione di Capua (e relativo territorio circostante, aggiungiamo noi) sia sostanzialmente simile a quella di altri centri della Campania stessa,coinvolti, sin dalla fine del V secolo a.C., da vasti movimenti di “conquiste più o meno pacifiche e da infiltrazioni di genti italiche. Questa situazione storico - ambientale crea fermenti che trovano un preciso riferimento in campo artistico e soprattutto nelle manifestazioni artigianali, ove si rivela il carattere misto dell’ambiente culturale. Così si rileva, come si è visto, la coesistenza accanto a produzioni artistiche autonome, di correnti diverse, risalenti a “suggerimenti” esterni recepiti in modo differenziato.
Frutto di questi intrecci di tendenze è una produzione (artistico – artigianale) sciatta e corsiva, che doveva essere destinata a clientele modeste e poco esigenti. Tale carattere, presente tra gli “Oscilla” e alcune “Arulae”, si evidenzia anche in fittili33, a prima vista più curati, come i “Thymiatèria”. Questi infatti, in genere tratti (ricavati) da matrici molto usurate, denunciano anche essi frettolosità di esecuzione e scarso interesse per un buon risultato finale>>. Questo è quanto abbiamo riportato da – Le terrecotte votive - . Ma il periodo di riferimento delle considerazioni della dottoressa Bedello Tata è ancora quello sannitico; non è quello “romano” a cui fa riferimento l’anonimo redattore del verbale di rinvenimento manoscritto34, di cui parleremo più avanti. Egli data i reperti archeologici, rinvenuti35 nel territorio di Macerata Campania, come riferibile al IV secolo a.C. Pertanto, come è presumibile, in questo verbale/relazione di rinvenimento/scoperta, redatta sul posto, da anonimo, noi troveremo certamente materiale votivo come quello sopra descritto della dottoressa Bedello Tata, ma anche più pregiato(?) e, forse, di diversa scuola, stile e composizione di materiali. L’Autore del manoscritto è, con ogni certezza, contemporaneo dell’evento di cui relaziona, dal momento che cita figure di interlocutori più o meno famosi (Mazzocchi, Avellino, Maffei, da noi consultati e mostra di conoscere il testo di Pratili sull’Appia. Siamo quindi, certi che lo studio del manoscritto anonimo e di altre testimonianze di ritrovamenti nel territorio di Macerata Campania36 sarà un’ottima guida per la descrizione e la catalogazione di opere d’arte antica, riferibile in modo “certo” a Macerata Campania e al territorio di sua pertinenza. Nelle pagine seguenti riportiamo degli esempi di terrecotte votive, tratte da Bernassai Rita.

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1 Vedi figura in serie fotografica relativa alla parte prima
2 Vedi figura in serie fotografica relativa alla parte prima
3 Vedi figura in serie fotografica relativa alla parte prima
4 Vedi figura in serie fotografica relativa alla parte prima
5 Attuale S.Maria Capua Vetere
6 Vedi cartina in serie fotografica relativa alla parte prima
7 Vedi cartina in serie fotografica relativa alla parte prima
8 Vedi figura in serie fotografica relativa alla parte prima
9 Pezone F.S. Campania – Storia, Arte, Folklore
10 Si verificò il passaggio dalla civiltà dell’arco a quella della trabeazione vedi figura pag.28a
11 I Sanniti che poi dilagarono nelle pianure della “Campania Juxta Felix”
12 Gli Osci
13 Odierna S.Maria C.V.- Vedi foto in serie fotografica relativa alla parte prima
14 Atte a cementare
15 Odierna S.Maria C.V.
16 Saranno trattati in altro capitolo
17 Odierna S.Maria C.V.
18 Era definita”Terra pulla” per la sua sofficità e friabilità e per l’aratura si usavano aratri molto piccoli e adatti solo a questo tipo di terra, detti bisselli.
19 Odierna S.Maria C.V.
20 Odierna S.Maria C.V.
21 La fondazione di Capua (S.Maria C.V.) è anteriore a quella di Roma (871 a.C.)
22 La guida ARCHEO- CAMPANA – De Agostini – Rizzoli Periodici, pag. 98
23 P. Capuano – Macerata Campania – Le origini, il sito, il nome -
24 Come nel documento inedito dal Capuano Pasquale rinvenuto tra i manoscritti (otto volumi) del MUSEO PROVINCIALE CAMPANO
25 Busta 473 è la collocazione archivistica del manoscritto
26 Odierna S.Maria C.V.
27 VOX POPULI DICIT che molti rinvenimenti di tombe, anche a “camera” non sono mai stati denunciati.
28 Cammarota D. – Orizzonti – Rassegna archeologica- Vol- III 2001; …..che spontanea, forte, definita ricca nei caratteri non poteva non assorbire e sovrapporsi alle altre culture indigene pur lasciandosi talvolta, condizionare da qualche forte espressività di civiltà autocna (molto evidenti queste eccezioni, nell’ars funebris: scultura votiva, architettonica e pittura tombale.
29 Piccoli altari – Piccole maschere – Vasetto per incenso o porta profumo, ollette
30 P.Capuano – Macerata Campania – Le origini, il sito, il nome -
31 P.Capuano – Macerata Campania – Le origini, il sito, il nome -
32 Odierna S.Maria C.V.
33 Fatti di terracotta
34 Capuano P. – Macerata – Le origini, il sito, il nome – pag. 89
35 Capuano P. – Macerata – Le origini, il sito, il nome – pag. 89
36 Siamo in possesso di ulteriori riscontri e indicazioni bibliografiche su quanto abbiamo detto nel
nostro “Macerata” e ne faremo un capitolo a parte.