Presentazione |
Presentazione dell’Autore Questa monografia su S. Martino Vescovo di Tour, al quale è dedicata la nostra chiesa abbaziale, non ha alcuna pretesa letteraria, agiografica e tantomeno storica. Essa vuole essere un modesto contributo, utile ad una migliore conoscenza, da parte di noi Maceratesi, del profilo umano e dello spessore della santità di quest’uomo, prima soldato, coraggioso e fedele, dell’imperatore romano e poi strenuo difensore dell’ortodossia cristiana ed evangelizzatore mediante l’esempio, la presenza e la parola, rese più efficaci perchè associate alla forza della preghiera. prof. Pasquale Capuano
Presentazione dell’Arcivescovo di Capua Sulpicio Severo, scrittore ecclesiastico della Gallia Meridionale nacque in Aquitania circa l’anno 360, morì a Primillac circa l’anno 420. Scrisse la Vita Martini, mentre il Santo era ancora in vita verso l’anno 396. Testo molto letto durante il Medioevo, quando la fama della sua santità si diffuse, dando nome a borgate, castelli, città e chiese. Nei Dialoghi, scritto verso l’anno 404 vengono riportati i miracoli di San Martino, che sono paragonati con quelli dei monaci d’Egitto. Ai suoi scritti si ispirarono gli scrittori ecclesiastici quali Paolino di Nola, Ilario di Arles, Uranio, Paolino di Pèrigneux, Gregorio di Tours, Venanzio Fortunato, Gregorio Magno. Gli scritti su Martino di Tours tendono ad edificare nella fede i poveri, prendendo spunto dalla vita del Santo per narrare le meraviglie del Signore. Commuove ancora la lettura del testo di Sulpicio Severo sulla morte di Martino. Ha la fragranza di una narrazione immediata e semplice, dalla bellezza singolare e vivida. “Martino previde molto tempo prima il giorno della sua morte. Avvertì quindi i fratelli che ben presto avrebbe cessato di vivere. Nel frattempo un caso di particolare gravità lo chiamò a visitare la Diocesi di Candes. I chierici di quella Chiesa non andavano d’accordo tra loro e Martino, ben sapendo che ben poco gli restava da vivere, desiderando di ristabilire la pace, non ricusò di mettersi in viaggio per una così nobile causa. Pensava infatti che se fosse riuscito a rimettere l’armonia in quella Chiesa avrebbe degnamente coronato la sua vita tutta orientata sulla via del bene. Si trattenne quindi per qualche tempo in quel villaggio o chiesa dove si era recato finchè la pace non fu ristabilita. Ma quando già pensava di far ritorno al monastero, sentì improvvisamente che le forze del corpo lo abbandonavano. Chiamati perciò a sé i fratelli, li avvertì della morte ormai imminente. Tutti si rattristarono allora grandemente, e tra le lacrime, come se fosse uno solo a parlare, dicevano: “Perché o Padre, ci abbandoni? A chi ci lasci, desolati come siamo? Lupi rapaci assaliranno il tuo gregge e chi ci difenderà dai loro morsi, una volta colpito il pastore? Sappiamo bene che tu desideri di essere con Cristo; ma il tuo premio è al sicuro. Se sarà rimandato non diminuirà. Muoviti piuttosto a compassione di coloro che lasci quaggiù”. Commosso da queste lacrime, egli che, ricco dello Spirito di Dio, si muoveva sempre facilmente a compassione, si associò al loro pianto, e, rivolgendosi al Signore, così parlò dinanzi a quelli che piangevano: Signore, se sono ancora necessario al tuo popolo, non ricuso la fatica: sia fatta la tua volontà. O uomo grande oltre ogni dire, invitto nella fatica, invincibile di fronte alla morte! Egli non fece alcuna scelta per sé. Non ebbe paura di morire e non si rifiutò di vivere. intanto sempre rivolto con gli occhi e con le mani al cielo, non rallentava l’intensità della sua preghiera. I sacerdoti che sono accorsi intorno a lui, lo pregavano di sollevare un poco il suo povero corpo mettendosi di fianco. Egli però rispose: Lasciate, fratelli, lasciate che io guardi il cielo, piuttosto che la terra, perché il mio spirito, che sta per salire al Signore, si trovi già sul retto cammino. Detto questo si accorse che il diavolo gli stava vicino. Gli disse allora: che fai qui bestia sanguinaria? Non troverai nulla in me, sciagurato ! Il seno di Abramo mi accoglie. Nel dire queste parole rese la sua anima a Dio. Martino sale facilmente verso Abramo. Martino povero e umile entra ricco in Paradiso. (Lett. 3, 6.9 – 10. 11. 14 – 17. 21 ; SC 133, 336 – 343). Venanzio Fortunato, nato circa il 530 presso Treviso, morì a Poitiers verso il 600. Nella sua vita fece un pellegrinaggio a Tours per venerare S.Martino e lì rimase molto tempo. Affascinato dal Santo, di cui ammirava la vita, scrisse De Vita S. Martini con grande passione spirituale, ricordando i numerosi miracoli e le opere di carità verso i poveri, passione spirituale, ricordando i numerosi miracoli e le opere di carità verso i poveri, nonché l’opera di pacificazione tra i popoli e nella Chiesa. Ho desiderato ricordare questi due autori, così importanti per la comprensione del nostro Santo. Siamo grati al Professore Pasquale Capuano, perché nella sua ricerca storiografica su S. Martino ci fa rivivere il senso di una storia che continua, che è lezione di vita e profondo anelito a vivere la santità come realizzazione del disegno di Dio. S. Martino di Tours continua ancora ad affascinare con la sua vita e i suoi gesti di carità ricchi di tanta passione e di amore. Questa pubblicazione è un ulteriore contributo alla conoscenza del nostro Santo, tanto venerato a Macerata e in altri paesi della nostra Arcidiocesi di Capua. Bruno Schettino Serie fotografica
La fotografia riproduce un bel ricamo che rievoca il momento della nascita di S. Martino a Sarwar e la parte di una serie che richiama gli episodi più salienti della sua vita. Tutti questi disegni a ricamo sono una parte degli ornati di una “dalmatica” custodita a Tours.
Cartina geografica dell’odierna Ungheria (compresa nell’ex Pannonia Romana) patria di nascita di Martino. In essa è possibile ritrovare i luoghi in cui si è svolta la vita del Santo. |