Facciata della chiesa di S. Martino Vescovo a Macerata Campania Notizie storiche sulla Chiesa abbaziale di S. Martino Vescovo a Macerata Campania L’Abate della Chiesa di S. Martino vescovo di Macerata, don Pietro Iodice, nella relazione fatta all’Arcivescovo di Capua Mons. Don Alfonso Capocelatro in occasione della S. Visita effettuata nel 1882, afferma che non vi è memoria alcuna sulla Chiesa, capace di stabilire quando la stessa sia stata fondata a Macerata. Secondo alcuni, non meglio specificati dall’Abate, la erezione della Chiesa è attribuita ai monaci Martiniani. In mancanza di documenti certi si deve ritenere che la Chiesa possa essere sorta prima dell’anno 688, anno del rinvenimento del corpo di S. Rufino, in Macerata, secondo quanto afferma lo storico G. Iannelli, comunque prima del 935, anno di nascita del Santo Maceratese Stefano Minicillo, che proprio nella Chiesa del suo villaggio apprese le prime nozioni della fede che l’avrebbe portato agli oneri degli altari. Qualche certezza ci viene dallo studio di Iole Mazzoleni “Le Pergamene di Capua” vol. II che nel riportare i testi delle pergamene capuane ne indica alcune nelle quali appare il villaggio di Macerata. Conoscendo attraverso la storia, l’aspetto dei villaggi, noi sappiamo che questi si sono formati attorno ad un nucleo centrale rappresentato dalla Chiesa. Un’altra pergamena del 7 luglio 963 ci indica che la Chiesa di S. Martino posssiede terre di sua proprietà in Macerata. Del medesimo secolo sappiamo ancora che la Chiesa di “S. Martini di Villa Macerata” deve a Capua la decima per gli anni 1308 e 1310. Un’altra testimonianza ci fa fare uno sbalzo di tre secoli ed è rappresentato dalla lapide murata nel frontespizio, la quale attesta che nell’anno 1608, il parroco Francesco D’Isa, capuano, chiaro letterato, la restaurò sin dalle fondamenta. Al tempo del D’Isa la Chiesa, anche se non piccola certamente non presentava quell’ampio respiro che si riscontra nella moderna costruzione. Terminava, infatti, al punto ove si ammirava la grande statua settecentesca di S. Martino e, dal lato opposto, dove si trovava il pulpito. I restauri effettuati dal Parroco probabilmente furono necessari per lo stato in cui si trovava la Chiesa di Macerata abbastanza vetusta e forse anche perchè danneggiata seriamente da qualche terremoto, che nei secoli precedenti avevano interessato Capua. Una traccia dell’epoca seicentesca sembra essere una pittura parietale nell’interno del campanile, affresco rappresentante una Madonna con Bambino in atto di soccorrere numerose anime purganti, che a lei implorano speciali grazie. La pittura, di autore ignoto, dovrebbe rifarsi alla devozione Mariana accesasi con rinnovata fede dopo la vittoria delle armate cristiane ottenuta a Lepanto nel 1579 contro i Turchi. Secondo le testimonianze lasciateci dal Granata, 1766, veniamo a conoscenza che la Chiesa di S. Martino Vescovo si trova menzionata nella Tassa Antica. Le cappelle presenti all’interno sono cinque: quella del Corpo di Cristo, del Santissimo Rosario del Monte dei morti e la cappella di S. Martino. La statua del protettore è da attribuirsi a Giacomo Colombo. La Chiesa è più elevata rispetto alla via maggiore di circa otto palmi di altezza ed è raggiungibile mediante una rampa di scale di dodici gradini di travertino. Ha tre navate. La centrale, che è la più grande aveva il soffitto di legno lavorato a rilievo e colorato d’azzurro, con profili dorati. Nel centro vi era il quadro a tela del protettore. La navata centrale era sostenuta da sei grandi colonne, tre porte, tutte lavorate a stucco con archi. Le altre due navate laterali, a volta, erano più basse. Il pavimento dell’intera Chiesa era di mattoni. All’epoca dell’Abate Iodice, la Chiesa misurava palmi settanta di larghezza e ottanta di lunghezza incluso il Presbiterio (pari a m. 19 – 23 circa; un palmo = cm 26,4). Al lato sinistro della navata centrale si trovava la Fonte Battesimale e sopra si poteva ammirare l’immagine di S. G. Battista nell’atto di battezzare il Cristo. Nella Chiesa oltre all’altare maggiore, trovavano sede altri sei altari. Il 18 novembre 1825 Mons. Nicola Abate, Vescovo di Carinola e Vicario generale di Capua, portò nella Chiesa le reliquie dei Santi Martiri “Esupero e Diospero”. Le tre nicchie sull’Altare Maggiore accoglievano le Statue di S. Martino, S. Michele e S. Stefano Menecillo. Altre statue conservate nella Chiesa erano quelle delle Vergini delle Grazie e di S. Stanislao Kostha. Nella navata sinistra si trovano eretti gli Altari del Rosario, con le Statue della Vergine, S. Antonio da Padova ed un quadro di S. Giuseppe. L’Abate Iodice descrive il campanile posto nel giardino della parrocchia e lo definisce “Vecchio” fatto ad archi, scoperto, con sole due campane che si suonavano dalla sagrestia. La struttura attuale della Chiesa si deve all’opera dell’Abate Biagio Iodice, meglio conosciuto dai maceratesi come “Biasone” a causa della sua personalità e carattere. Uomo sanguigno e forte sapeva imporre tutta la sua forza e determinazione. Si deve infatti a Biasone il completo restauro e la trasformazione della Chiesa, che da lui fu ampliata e raddoppiata in lunghezza fino a raggiungere le attuali dimensioni. Desrizione della facciata esterna della Chiesa La facciata ha il corpo centrale delimitato lateralmente da lesene in stucco, diviso in due ordini e terminanti con timpano triangolare. Le superfici sono ornate da riquadri in stucco. La scala in pietra calcarea eleva l’edificio e guida verso il complesso delle tre porte, espressione di un equilibrio simmetrico e lineare ravvivato dall’inanellico delle volute in stucco e dall’incedere del curvilineo delle strutture superarchitravali. Un portale maggiore centrale è affiancato ai lati dai due portali, destro e sinistro, di evidente simmetria speculare e l’ordine visivo che ne deriva definisce, nel contesto della facciata, la foggia tardo-rinascimentale dell’edificio sacro. Il portale centrale è rimarcato dalle lesene laterali in pietra che terminano sui dati in lavica con il fiorone scolpito. L’architrave dirige lo sviluppo superiore della porta che dalla cornice dritta proietta l’arco a pieno centro parato dalle volute in stucco. Il motivo a losanghe sottolinea l’iscrizione del fregio, posta a ricordo del restauro dalle fondamenta volute dal Rettore Francesco D’Isa nel 1608 e sostenuto dal popolo di Macerata: “DEO / OPT / MAX / DEIPARAE / VIRGINI / AC / DIVO / MARTINO / FRANCISCUS / ISA / CAMP / TEMPLI / RECTOR / POPULUSQ / MACERATEN / AFUNDAM / INSTAURAVIT / A N. D. M D C V II. Nelle porte laterali sono assenti le scanalature delle lesene ed i dati scolpiti, ma la struttura resta rigorosamente architravata e snellita grandemente dalla sovrapporta barocca. Dalla cornice si staglia infatti una cartella in stucco che si avvolge facilmente nelle due volute inferolaterali. Il motivo centrale della cartella ubbidisce ai contorni del finestrino tondo sovrastante, che tanto di leggerezza conferisce all’edificio, insieme alla finestra rettangolare fregiata cieca che sormonta il portale centrale. Elenco abati curati economi della parrocchia di S. Martino Vescovo 01) Dal 1518? al ? Don Sebastiano Di Lorenzo 02) Dal 1570? al 1600 Don Alessandro D’Angelo 03) Dal 1600 al 1622 Don Francesco D’Isa 04) Dal 1622 al 1637 Don Alessandro Sibilia 05) Dal 1637 al 1638 Don Lorenzo Cipullo 06) Dal 1638 al 1656 Don Luca De Simone 07) Dal 1656 al 1657 Don Bartolomeo Del Rio 08) Dal 1657 al 1682 Don Fabiano Bopane 09) Dal 1682 al 1683 Don Paolo Minicillo 10) Dal 1683 al 1689 Don Giuseppe Antonio Mazzuoccolo 11) Dal 1689 al 1690 Don Antonio Maglione 12) Dal 1690 al 1727 Don Carmine De Blasio 13) Dal 1727 al 1759 Don Bartolomeo Zarrillo 14) Dal 1759 al 1760 Don Gerolamo Zarrillo 15) Dal 1760 al 1777 Don Consalvo Peccerillo 16) Dal 1777 al 1780 Don Giuseppe De Michele 17) Dal 1780 al 1801 Don Alberto Fiordaliso 18) Dal 1802 al 1811 Don Domenico Cappabianca 19) Dal 1813 al 1815 Don Vincenzo D’Amico 20) Dal 1815 al 1867 Don Giovanni Caprio 21) Dal 1867 al 1872 Don Giuseppe Peccerillo 22) Dal 1872 al 1911 Don Pietro Iodice 23) Dal 1911 al 1919 Don Pasquale Mangiacapra 24) Dal 1919 al 1920 Don Giuseppe Piccirillo 25) Dal 1920 al 1921 Don Angelo Palmieri 26) Dal 1921 al 1936 Don Biagio Iodice 27) Dal 1936 al 1938 Don Francesco Gravina 28) Dal 1938 al 1954 Don Salvatore Mingione 29) Dal 1954 al 1955 Don Salvatore Mingione 30) Dal 1955 al 1978 Don Mattia Stellato 31) Dal 1978 al 1981 Don Gennaro Iodice 32) Dal 1981 al 1990 Don Gennaro Iodice 33) Dal 1991 al 2001 Don Luigi Giuliano 34) Dal 2001 ad ora Don Gianfranco Boccia S. Martino Vescovo di Tours MACERATA CAMPANIA - CATALOGO DEI BENI ECCLESIASTICI Scheda storico - critica (1993) n ° 1 LUOGO DI COLLOCAZIONE: Chiesa di S. Martino Vescovo (navata centrale, fra 4 e 5 arco di destra) OGGETTO: Scultura raffigurante S. Martino EPOCA: Sec. XVII (I metà) MATERIA: Legno MISURE: 210 cm AUTORE: Ignoto scultore napoletano STATO DI CONSERVAZIONE: Cattivo, cromia danneggiata, ridipinto in parte, fatiscente; manca il pollice sinistro. DESCRIZIONE / NOTIZIE STORICO - CRITICHE: Il santo è in piedi, benedicente e col libro tenuto nella sinistra. Indossa la cotta bianca, la mitra, già dorata, ornata da castoni intagliati, il piviale a girali operati in oro su verde cupo, la stola ornata allo stesso modo. Il libro è dorato. Occhi di vetro. La scultura è di gusto tardo cinquecentesco ma già propone soluzioni più avanzate in quel risvoltarsi del piviale.Si potrebbe datare 1608, anno in cui la chiesa fu rifatta e attribuire a un buon maestro napoletano. Originale è la decorazione operata in oro, le altre parti sono rifatte. Busto di S. Martino MACERATA CAMPANIA - CATALOGO DEI BENI ECCLESIASTICI Scheda storico - critica (1993) n° 2 LUOGO DI COLLOCAZIONE: Chiesa di S. Martino (sull’altare maggiore nel XVIII secolo ?) OGGETTO: Scultura raffigurante S. Martino EPOCA: Sec. XVIII (1 metà) MATERIA: Legno MISURE: 133 cm AUTORE: Giacomo Colombo (Este 1663 – Napoli 1731 c.) STATO DI CONSERVAZIONE: Mediocre (indice e medio della destra rifatti, superfici sporche ed in parte ridipinte) DESCRIZIONE / NOTIZIE STORICO - CRITICHE: Il santo, a mezza figura, è impostato frontalmente e visto nell’atto di benedire. Con la sinistra regge il libro ed il pastorale argentato. Indossa la cotta bianca, il piviale rosso con bordi dorati e fodera gialla, mitra gialla. Occhi di vetro. La scultura, di notevole qualità, è attribuita ab antiquo al maestro Giacomo Colombo, il maggiore scultore in legno fra il sei – settecento a Napoli. I caratteri stilistici dell’opera convalidano l’antico riferimento ma bisogna dire che gli abiti sembrano ridipinti nel secolo scorso (XIX). Nel mezzo busto si trova una reliquia di S. Martino, donata alla chiesa nel 1706 da Mons. Caracciolo, vescovo di versa. E’ molto probabile che la statua fu eseguita per l’occasione e, quindi, possa datarsi intorno al 1706. Statua di S. Martino attualmente sulla nicchia dell’altare maggiore nella navata centrale MACERATA CAMPANIA - CATALOGO DEI BENI ECCLESIASTICI Scheda storico - critica (1993-2003) n° 3 LUOGO DI COLLOCAZIONE: Chiesa di S. Martino Vescovo – attualmente sull’altare maggiore, dopo la ricostruzione del pollice sinistro e una restaurazione totale (ha sostituito il santo di cui alla scheda n° 2). OGGETTO: Scultura raffigurante S. Martino EPOCA: Sec. XVII (I metà) MATERIA: Legno MISURE: 210 cm AUTORE: Ignoto scultore napoletano STATO DI CONSERVAZIONE: Ottimo dopo lacromia ripristinata, la ricostruzione del pollice ed altri restauri DESCRIZIONE / NOTIZIE STORICO - CRITICHE: Il santo in piedi benedicente non regge più nella mano sinistra il libro e il pastorale. Indossa la cotta bianca, la mitra dorata, il piviale a girali operati rossi e la stola ornata allo stesso modo. Gli occhi sono di vetro. La scultura è nella composizione di gusto tardo – cinquecentesco ma propone soluzioni più avanzate in quel risvoltarsi del piviale. Mitra DI S. Martino MACERATA CAMPANIA - CATALOGO DEI BENI ECCLESIASTICI Scheda storico - critica (1993-2003) n° 4 LUOGO DI COLLOCAZIONE: Ignoto, perchè rubata dalla Chiesa di S. Martino Vescovo. OGGETTO: Mitra di S. Martino EPOCA: Sec. XVIII MATERIA: Argento MISURE: ----- AUTORE: Ignoto argentiere napoletano STATO DI CONSERVAZIONE: Mediocre (ammaccature) DESCRIZIONE / NOTIZIE STORICO - CRITICHE: Le facce della mitra sono in lamina d’argento sbalzato. Ognuna di esse mostra al centro un bottone intorno a cui si sviluppano vari rami fioriti che hanno origine da un ceppo centrale in basso. Le due infule (strisce pendule della mitra episcopale), anche in lamina d’argento sbalzata, presentano motivi a nastro, fiori e foglie. La mitra è opera di buon argentiere napoletano, che sembra abbia voluto riprodurre nel metallo l’effetto di una mitra ricamata, databile forse alla prima metà del secolo XVIII. Pastorale di S. Martino MACERATA CAMPANIA - CATALOGO DEI BENI ECCLESIASTICI Scheda storico - critica (1993) n° 5 LUOGO DI COLOCAZIONE: Ignoto, perchè rubato dalla chiesa di S. Martino Vescovo. OGGETTO: Pastorale di S. Martino EPOCA: Sec. XVIII MATERIA: Argento MISURE: --------- AUTORE: Ignoto argentiere napoletano STATO DI CONSERVAZIONE: Conservato DESCRIZIONE / NOTIZIE STORICO - CRITICHE: Il riccio pastorale reca a sbalzo serie di foglie che svolgono anche sul dorso. Il bastone reca sbalzate foglie alllungate. Si tratta di un buon lavoro di argentiere napoletano del Settecento. Usato in occasioni solenni, veniva posto tra le mani della statua di S. Martino. Dipinto raffigurante S. Martino MACERATA CAMPANIA - CATALOGO DEI BENI ECCLESIASTICI Scheda storico - critica (1993) n° 6 LUOGO DI COLLOCAZIONE: Chiesa di S. Martino (nell’ufficio parrocchiale) OGGETTO: Dipinto raffigurante S. Martino EPOCA: Sec. XVII (II metà) MATERIA: Olio su tela MISURE: 280 x 156 cm AUTORE: Ignoto pittore campano - anno 1684 STATO DI CONSERVAZIONE: Buono - con iscrizioni: - nel libro: LAUDATE PUERI DOMINUM – LAUDATE NOMEN DOMINI - sul gradino: SOLI DEO HONOR ET GLORIA / F.C. PINK 1684 ET RAPHAEL GERMANI RES. VIT 1884 - in basso, a sinistra, in bianco: PETRUS / ABBAS /... DESCRIZIONE / NOTIZIE STORICO - CRITICHE: Il santo è impostato quasi frontalmente e veste gli abiti pontificali, con cotta grigia, piviale e mitra rossi. Nella destra tiene un libro aperto, nella sinistra il pastorale. In basso a destra è uno stemma sormontato da elmo e recante nel campo un leone rampante, un albero ed un sole. Cornice in legno intagliato e dorato, formato da foglie. Il dipinto è opera di un pittore che riprende moduli di metà secolo XVII ma che, a causa dello stato di conservazione e dei restauri, non è giudicabile dal punto di vista cromatico. La scritta in basso fu apposta nel 1884 dal restauratore Raffaele Germani che non solo tramandò il proprio nome, ma riprese scritte preesistenti per cui si riporta la data di esecuzione del quadro (cioè 1684) e la sigla del suo autore, un non identificabile F.C.. La cornice è coeva del dipinto. Chiese dell’Arcidiocesi di Capua sotto il titolo di S. Martino Vescovo di Tours
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