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Considerazioni finali sulla Parte Prima Stampa E-mail

Come abbiamo, in altra parte di questo testo precisato, vi sono molteplici motivazioni nella calendarizzazione dei “riti”, pagani o religiosi che siano. Abbiamo  visto che non solo per la calendarizzazione vi sono molte cause, ma anche per le finalità che i riti si propagano vi sono motivi diversi. Nella nostra regione, e nelle nostre contrade, abbiamo potuto, procedendo nelle ricerche per la redazione del testo, constatare elementi di influenza vari (retaggio culturale, epoche di riferimento, posizione geografica, religiosità), sui canovacci e finalità delle diverse manifestazioni di tradizioni popolari.
Gli studiosi del folklore, già nel XIX secolo, si trovarono davanti alla necessità di porre ordine negli eventi folkloristici, nelle epoche e nelle finalità presunte, che i riti nelle credenze popolari paganizzate si proponevano. Altro elemento essenziale, di cui fu tenuto debito conto nella classificazione del folklore fu la azione regolatrice, esercitata dal cristianesimo. Il calendario del folklore venne, e viene, considerato come una serie di cicli ricorrenti durante il corso dell’anno.29  Ciò perchè il folklore, vive oggi, avendo un substrato di credenze ed usanze antichissime, fatte di riflessioni di cultura, concezioni magiche e religiose, ataviche variabili da regione a regione, aveva necessià di una catalogazione utile ad un suo regionale studio.

Si sta qui parlando di catalogazione, non tanto di calendarizzazione perchè occorre tener presente che il calendario, anche in epoca romana, ha subito delle variazioni, specie per le feste di maggiore importanza. Le maggiori feste e relative usanze popolari sono state trasferite in date diverse da quelle originarie30; ripetendosi, così, o andando a confluire in uno stesso giorno festivo. S’intende, così, che ciascuna ricorrenza festiva tradizionale delle origini modificò, per effetto di queste fusioni, il suo carattere folkloristico, specialmente in rapporto al “clima” cristiano e alla liturgia ufficiale ecclesiastica. Una catalogazione valida del folklore (anche secondo noi) non può non tener conto della necessità di riferirsi a cicli annuali, all’eterno ritorno delle stagioni, intese in senso generico: con i loro eventi atmosferici, i loro eventi naturalistici, i loro impegni esistenziali. Il ciclo dell’anno (solare), con il suo eterno ripetersi del nascere – morire, bene – male,  primavera – inverno, sbocciare – appassire,  sorgere – calare (del sole), inizio e fine dell’anno, fasi lunari e ricorrenze astrali, si dimostrò più utile agli studi del folklorista. Non meno, però, della classificazione dei significati intrinseci allegorici che assunsero i vari riti, classificabili in riti di:
a) eliminazione (ultimo dell’anno, spari e fuochi, lancio di suppellettili “abbruciature” Carnevale del fantoccio, scena di notte)
b) purificazione (rappresentato dalla presenza del fuoco nel rito, quale strumento di purificazione) i fuochi di S. Antonio Abate ad intendere il valore catartico del fuoco come inteso nell' antichità;
c) propiziazione: sono riti nati per favorire, provocare e determinare le condizioni per la prosperità individuale e sociale e per la fertilità della terra; lo scambio dei doni ad inizio d’anno (la “strenna”: lo “strenarum commercium” dei Latini) aveva un intento propiziatorio e il tripudio e la licenziosità  del Carnevale erano intesi a garantire il benessere della comunità e la fertilità del suolo31. Tutto quanto sopra detto è riscontrabile nelle varie manifestazioni folkloristiche maceratesi: l’ “abbruciatura” del porco/Carnevale e della vecchia signora (la Quaresima); i suoni assordanti delle botti dei “Carri di Pastellessa” contro le entità cattive, la “lampa” purificatrice dei “fuochi di S. Antonio Abate” e quelli pirotecnici “figurati”.

[29]  P. Toschi - Il Folclore - pag. 61 -
[30]  P. Toschi - Il Folclore - …”il Carnevale per secoli e secoli, ha rappresentato il capo d’anno e tutte le sue manifestazioni sono improntate a questo suo carattere fondamentale. Ma chi lo rileva oggi??”
[31]  P. Toschi pag. 69 de il Folklore – Bibliografia per Folclore

 
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