Considerazioni finali sulla Parte Prima |
Come abbiamo, in altra parte di questo testo precisato, vi sono molteplici motivazioni nella calendarizzazione dei “riti”, pagani o religiosi che siano. Abbiamo visto che non solo per la calendarizzazione vi sono molte cause, ma anche per le finalità che i riti si propagano vi sono motivi diversi. Nella nostra regione, e nelle nostre contrade, abbiamo potuto, procedendo nelle ricerche per la redazione del testo, constatare elementi di influenza vari (retaggio culturale, epoche di riferimento, posizione geografica, religiosità), sui canovacci e finalità delle diverse manifestazioni di tradizioni popolari. Si sta qui parlando di catalogazione, non tanto di calendarizzazione perchè occorre tener presente che il calendario, anche in epoca romana, ha subito delle variazioni, specie per le feste di maggiore importanza. Le maggiori feste e relative usanze popolari sono state trasferite in date diverse da quelle originarie30; ripetendosi, così, o andando a confluire in uno stesso giorno festivo. S’intende, così, che ciascuna ricorrenza festiva tradizionale delle origini modificò, per effetto di queste fusioni, il suo carattere folkloristico, specialmente in rapporto al “clima” cristiano e alla liturgia ufficiale ecclesiastica. Una catalogazione valida del folklore (anche secondo noi) non può non tener conto della necessità di riferirsi a cicli annuali, all’eterno ritorno delle stagioni, intese in senso generico: con i loro eventi atmosferici, i loro eventi naturalistici, i loro impegni esistenziali. Il ciclo dell’anno (solare), con il suo eterno ripetersi del nascere – morire, bene – male, primavera – inverno, sbocciare – appassire, sorgere – calare (del sole), inizio e fine dell’anno, fasi lunari e ricorrenze astrali, si dimostrò più utile agli studi del folklorista. Non meno, però, della classificazione dei significati intrinseci allegorici che assunsero i vari riti, classificabili in riti di: |
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