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Il valore ritmico delle tre sonate nella Battuglia di Pastellessa Stampa E-mail

(Libero commento da intervista ai Proff. Raffaele TUOSTO e Giuseppe BRUNO)

Le origini dei ritmi scanditi dai "Bottari", durante la sfilata dei "Carri di Sant’Antuono", si perdono nella notte dei tempi e sono, senza dubbio alcuno, riconducibili a quelli dell’antica notazione greca.

Infatti, quando, durante l’esecuzione delle "sonate", il "Capitano" impartisce ai "Bottari" precisi canoni (ritmici), legati all’intensità della gestualità delle sue mani-braccia-viso-corpo, egli non fa altro che tradurre gli accenti ritmo/fonetici di greca origine in una "mimica", quanto mai espressiva ed efficace ai fini di una musicale armonia di quei suoni ancestrali, apparentemente disarmonici.

In effetti, con la sapiente (inconsapevolmente sapiente!) intensità della gestualità manuale, egli traduce in "comandi evidenti" gli "accenti ritmici" di greca memoria, che rappresentano un aspetto di estrema importanza nell’esecuzione di questo genere musicale.

Il "Capitano/Direttore" dei suoni, senza saperlo (perchè privo di accademiche conoscenze musicali), si riallaccia ai tre "accenti": acuto, grave, circonflesso. Presso i Greci, questi tre accenti erano utilizzati per indicare graficamente le inflessioni ritmo-fonetiche della loro lingua e, quindi, l’altezza del "tono"(alto, medio, basso) e del "suono" (ascendente, discendente, statico).

Verso la fine del XX° secolo, l’originale sonorità delle "botti" (grandi e piccole), delle "tinelle" e dei "falcioni" (da 40, 60, 80 cm), utilizzati sulle "Battuglie" ha corso il pericolo di essere contaminata dalla presenza di strumenti musicali, espressione di altre cultura etno-musicali (fisarmoniche, chitarre, mandolini, ottoni, maranzane, putipù, ecc...).

Per fortuna del folclore maceratese, essenzialmente legato alla presenza dei "Carri di Sant’Antuono", vi sono stati, e vi sono ancora, persone che, consapevoli della necessità di conservare al massimo grado la purezza del nostro folclore, si sono sempre battute affinchè ciò non avvenisse.

La peculiarità della sonorità delle botti, tinelle e falcioni, originale perchè dovuta esclusivamente ad atti di "percussione" e che si concretizzano in tre ritmi diversi ("pastellessa", "tarantella","’a morto"), va salvaguardata e tramandata integra nel futuro.

I GIOVANI MACERATESI SE NE FACCIANO CARICO!!!

Pasquale Capuano 

 
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