Parte Prima - Le origini Stampa E-mail
Vediamo, insieme, i motivi che mi spingono a ipotizzare con tanta convinzione la presenza di Macerata in un’epoca così antica come quella romana. Molto hanno contribuito la lettura e lo studio di qualche testo agiografico(14), qualche testo di storia antica e medievale, testi di critica descrittiva d’arte religiosa, testi di cronaca antica e opere di qualche periegeta (tutti elencati nella nota bibliografica). In queste letture mi sono sforzato di trovare i riscontri documentali all’ipotesi iniziale, risalente all’epoca dei nostri studi universitari, che la nostra Macerata avesse origini antiche e che coincidesse con la Aedes Alba (Casalba) di liviana memoria: sono addivenuto alla conclusione che, pur non potendo “precisare” da quando, un nucleo iniziale della nostra Macerata è esistito in quella epoca.
In Capua moderna (longobarda)(15) il secondo degli affreschi nella volta della navata maggiore della Chiesa Cattedrale (validamente descritta sotto il profilo storico, artistico e letterario dal sac. Gabriele Iannelli nel 1858), è opera artisticamente valida del noto pittore partenopeo OLIVA. Detto affresco rappresenta il primo Vescovo di Capua romana (attuale S. Maria C.V.) S. Prisco Martire, che campeggia su una scena di vita che si svolge nella detta città, presso la famosa Porta Albana, non molto distante dal Foro Appio e dal Campo di Marte, presso il quale fu costruita la Basilica Costantiniana (ora di S. Pietro ad Montes e dei SS. Apostoli), andata, poi, distrutta dai Vandali di Genserico nel 455 dopo Cristo.
Nei pressi di questa porta Albana esisteva una via o piazza Albana(16), che era paragonata per magnificenza al sontuoso foro Seplasio di storica memoria. Essa via o piazza era il luogo di convegno di ricchi signori, patrizi, autorità militari e civili, cortigiane, trafficanti di schiave e mercanti, orientali e africani; era, quindi, dispensatrice e somministratrice di ogni lusso e voluttà della vita.
A questo particolare aspetto della vita si riferiva Valerio Massimo (scrittore latino), quando, parlando della permanenza di Annibale e del suo esercito(17 + 17a) nella città di Capua (attuale S. Maria C.V.), scrisse: «…tum demum fracta, et contusa punica ferita est, cum Seplasia ei et albana castra coeperunt…» (…allora, finalmente esausta, la crudeltà cartaginese è domata, quando la Seplasia e gli accampamenti albani cominciarono ad appartenergli…, cioè quando si accamparono). Dalle cartine (fig. 8 – 9) riportate in Appendice si rileva che la posizione della zona “Seplasia” e dei “castra albana” e a nord dell’attuale strada ferrata S. Maria C.V. – Caserta e a sud della direttiva Arco di Adriano – Piazza S. Pietro. Ciò vuol dire che gli accampamenti punici arrivavano, con ogni probabilità, a lambire la zona di via Madonna delle Grazie, all’incrocio descritto nella nota n. 13°.
È acclarata, quindi, l’esistenza nella Capua romana (oggi S. Maria C.V.) di un quartiere nei pressi della Porta Albana e che esso era accentrato nei pressi e a sud della porta orientale(17b).
A noi piace credere, confortati da quanto evinto dalle nostre letture, che la “AEDES ALBA”(18) (CASALBA), a cui fa riferimento Tito Livio, sia stato non solo un tempio ma anche un agglomerato urbano che, per il caratteristico colore delle mura esterne, abbia dato il nome alla porta orientale(33). O, forse, un solo complesso edilizio rurale di una certa consistenza ed importanza strategica, posto all’interno(19), nei pressi della Porta Atellana (e che abbia preso il nome dalla Aedes Alba di cui parla Tito Livio).
Quale l’anno della fondazione? Quale la razza alla quale apparteneva la gente che l’aveva originariamente abitata? Non possiamo dare risposte certe a queste domande. Non possiamo stabilirlo con certezza… ma siamo propensi a credere che sia stata abitata da popolazione etrusca prima e osco – sannita e romana, poi.
Aedes Alba (Casa Alba)!?! Bianca non certo per i marmi o il colore delle pietre, ma per colorazione artificiale, questa casa dovè essere ben solida e fortificata ma non tanto da poter resistere alla furia devastatrice dei razziatori che, attirati dalle opulenze della vicinissima Capua (attuale S. Maria C.V.), provocavano saccheggi, distruzioni e morte.
Se le nostre supposizioni sono, come pensiamo, elementi di certezza, possiamo affermare che questo primo nucleo abitato è di origine etrusco – osco – sannita(19a).
 
la Campania ai tempi di Annibale
 
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