Note Parte Prima Stampa E-mail

NOTA (1)
PEZZONE F.S. - «CAMPANIA: STORIA, ARTE, FOLKLORE», pag. 13: «… I Tirreni hanno lasciato le loro tracce nella presenza di alcune città da loro costruite ed abitate (CAPE – VA, TEA – NO, SARNO, ecc., mentre gli Osci, od Opici, subentrati ai Tirreni nel dominio della Campania, lasciarono i nomi originari alle città costruite dai Tirreni, ma diedero i nomi nella loro lingua alle città costruite sotto il loro dominio (ad es. “LEUDH”, l’attuale Villa Literno)…» vedi anche nota 12a.

NOTA (2)
PEZZONE F.S. – ,«CAMPANIA: STORIA, ARTE, FOLKLORE» pag. 14: «… Una teoria, molto suggestiva, seguita da storici ed archeologi, è che gli Etruschi sarebbero arrivati nella nostra penisola, in ondate successive, dall’oriente via mare e si sarebbero spinti e poi stabiliti all’interno della Campania, seguendo il corso dei fiumi Sarno e Volturno e, sulle rive di questi fiumi fondarono Pompei (pre – romana) e Volturno (che fu la più importante città etrusca della Campania). Secondo questa teoria, la civiltà etrusca campana seppe assorbire tutti gli elementi positivi originali delle città preesistenti, acquisendo così un carattere molto diverso da quello della civiltà dell’Etruria propriamente detto…».

NOTA (3)
PEZZONE F.S. – ,«CAMPANIA: STORIA, ARTE, FOLKLORE» pag. 13 – 14: «… La seconda teoria è che gli Etruschi, provenienti dal nord della nostra penisola, dopo aver attraversato le Alpi, fossero giunti in Campania… ecc., ecc. …».

NOTA (4)
PEZZONE F.S. – «CAMPANIA: STORIA, ARTE, FOLKLORE», pag. 15: «… La Campania e i popoli che l’abitarono furono testimoni del benefico, duraturo e fruttifero incontro tra Greci ed Etruschi: la civiltà della trabeazione e la civiltà dell’arco…».

NOTA (5)
«… Le diverse civiltà susseguitesi nel corso dei secoli in Campania si fondono (anche se in determinate manifestazioni artistiche restano differenti) e danno all’arte campana una propria fisionomia, come, ad esempio, si è verificato per la tradizione artistica della Gente Osca, che sopravisse nella civiltà campana ellenizzata… Infatti nel “Santuario della Maternità”, rinvenuto in Capua pre – romana, madri e figli, oranti ed offerenti, sono realizzati con un realismo indigeno e suggestivo, che poco risente dell’influenza greca. Altre testimonianze di questa espressività particolare e originale dell’arte osca sono visibili nei prodotti dell’arte vascolare, specie quella votiva (visibili presso il Museo Campano di Capua)».

NOTA (6)
PEZZONE F.S. –,«CAMPANIA: STORIA, ARTE, FOLKLORE» pag. 15: «… I Greci sconfissero definitivamente gli Etruschi nel 474 avanti Cristo nelle acque di Cuma…».

NOTA (7)
«… Con i Greci nel sud della nostra penisola (Magna Grecia) in Campania, specie lungo le coste, sboccia il luminoso fiore della civiltà, testimoniata dall’incremento e dalla ricchezza delle diverse espressioni artistiche, dall’ingentilimento dei costumi, dal fervore degli studi umanistici e filosofici…».

NOTA (8)
I Latini chiamarono gli abitanti della nostra terra “OPICI” e i Greci “OPICOI” e, più diffusamente, “OSCOI”. La loro importanza crebbe tanto che, in età ellenistica, tutte le regioni italiche (dal centro – sud) non toccate dalla colonizzazione greca vennero chiamate “TERRE DEGLI OSCI” e, in parte, “TIRRENÌA”.

NOTA (9)
Della lingua osca ci occuperemo in altro lavoro che abbiamo in animo di intraprendere per verificare se siano giuste alcune nostre considerazioni sulla presenza di riferimenti etimologici osci nel nostro dialetto maceratese.

NOTA (9a)
Ma è dai termini sannitici “OPSOS” (lavoro) e “OPSAOM” (operare) e dalla loro innata particolare predisposizione alla produttività ed operosità che derivò alla loro terra, in epoca romana, il termine “LABORÌAE” (giunto fino a noi per designare come “TERRA DI LAVORO” l’area della nostra provincia e delle zone circonvicine (limitrofe).

NOTA (9b)
PERCONTE LICATESE A. - «CAPUA» - VOL. I, pag. 34:  «… Nell’anno 73 avanti Cristo partì da Capua (attuale S. Maria C.V.) la rivolta degli schiavi capeggiati da SPARTACO, un gladiatore tracio della scuola di Lentulo, che, dopo la sconfitta subita ad opera di Crasso, fu crocifisso lungo la via Appia insieme ai suoi compagni di rivolta».

NOTA (10)
STERPOS DANIELE - «VIE DI COMUNICAZIONE FRA CAPUA E NAPOLI ALLE ORIGINI E IN EPOCA ROMANA», pag. 8 – 9: … dopo il 338 i ROMANI, avendo sconfitto i Campani (Sanniti), “legarono” la città di Capua (etrusca, loro alleata) in condizione di inferiorità, quale “civitas sine suffragio” (città senza diritto di voto e di rappresentanza) e, come tale, dovette cedere ai Romani vincitori l’«ager Falernum» sulla destra del Volturno. Trascorsi dieci anni, dopo altre peripezie belliche, i ROMANI si trovarono di fronte alla necessità di consolidare le conquiste fatte nel Mezzogiorno e l’urgenza di prepararsi ad altri conflitti imminenti. Queste due esigenze fecero si che a Roma si comprendesse quanto fosse importante avere comunicazioni rapide e sicure con la Campania e averne amici e suoi abitanti. Fu per questo che, dopo aver “affrancato” la città di Capua, fra il 312 ed il 308 avanti Cristo i due progettisti romani Appio Claudio e Caio Plauzio iniziarono la costruzione di un’opera viaria grandiosa per le temerarietà ingegneristiche, le originalità costruttive e architettoniche, oltre che per scopi che si prefiggeva: la “regina viarum”, la via Appia.

NOTA (11)
GRANATA F.M. - «STORIA CIVILE DELLA CITTÀ DI CAPUA (ROMANA) – LIBRO I, pag. 215: «… Del secondo accrescimento (ampliamento della città) parla apertamente il nostro VELLEIO, rammentando ancora la munificenza di Augusto (Cesare) nel donare ai Capuani una gran rendita dell’isola di Creta e l’«aqua Julia». Su quest’acqua Giulia, tanto famosa e rinomata in tutto il mondo romano, da Giulio Cesare Augusto donata alla città di Capua, ed a sue immense spese fattavi condurre dal Monte Taburni.
Fino a circa 150 anni fa si potevano osservare resti dell’antica “fabbrica” di questo acquedotto lungo la “Cupa” che attraversa i campi (verso il monte) di S. Prisco e Casapulla».

NOTA (12)
PEZZONE F.S. - «CAMPANIA: STORIA, ARTE, FOLKLORE», pag. 13: CAPUT = capoluogo dell’«Ager Campanus» (vedi cartina). Forse CAPYS fu il nome che gli Etruschi diedero alla città, quando questa era la città più importante di tutta la regione campana. Però un’altra ragionevole ipotesi etimologica del termine Capua potrebbe essere anche la voce CAPE – VA, dai Tirreni, primi abitatori storicamente individuati come sedentari nella nostra regione.

NOTA (12a)
PERCONTE LICATESE A. - «CAPUA» - VOL. I, pag. 24, II, III: «… Altra suggestiva considerazione va fatta basandosi sull’origine italica del nome designante la regione e, pur considerando le difficoltà linguistiche, non mi sembra esagerato ricondurre entrambi i termini alla stessa radice indoeuropea (QAPOS) indicante “pianura, giardino”. Ciò farebbe supporre il passaggio CAPOA/CAPUA per la città e KAPANÌA/CAMPANIA per la regione…». Ciò vuol dire, allora (diciamo noi), che il nome Capua era precedente all’età etrusca!!

NOTA (12b)
COMUNE DI S. MARIA C.V. - «TOPONOMASTICA DELLA CITTÀ DI S. MARIA C.V.», pag. 10 – 11: GIACOMO RUCCA: «CAPUA VETERE» CAP. 8: RITENIAMO UTILE RIPORTARE LA DESCRIZIONE DEL PERIMETRO DELLA ANTICA CAPUA FATTA DA GIACOMO RUCCA (1785 – 1860): «… Cominciando da Occidente, l’antico muro era al di là dell’Anfiteatro e dello Arco Trionfale, tirando pel dritto sentiero, che dipresso al suddetto Arco conduce al campo volgarmente di “S. Leucio” chiamato, ove sono seppellite le vestigia dell’antico tempio di Castore e Polluce; indi pel vallone detto “la Cupa” inverso la Masseria della Colonna: di là verso mezzogiorno dirittamente al villaggio di S. Andrea dè dagni. Da questo villaggio, girando verso la “CAPPELLA DI S. MARIA DELLE GRAZIE, DETTA DI MACERATA”, fin dentro le mura del villaggio delle Curti correva per quel sentiero che va al cosiddetto quadrivio di S. Prisco, dove per altro coincidono le vie di S. Maria, delle Curti, di Casanova, di Casapulla e di S. Prisco; e dove termina ancora l’antico famoso acquedotto che venia dalla parte d’Oriente…» (vedi nota precedente).

NOTA (13)
STERPOS DANIELE - «VIE DI COMUNICAZONE TRA CAPUA E NAPOLI ALLE ORIGINI E IN ETÀ ROMANA», pag. 10: «… Per costruire il tragitto di questa direttiva Capua/Napoli, ormai romane, oggi abbiamo scarsi elementi disponibili. La “tabula peuntingeriana” non registra località intermedie tra “Capua” e “Neapolis” eccetto ATELLA, situata a nove miglia da Capua e nove miglia da Napoli. Di “Atella” è stato riconosciuto il sito in una regolare terrazza tra gli attuali S. Arpino, Succiso, Orta e Frattamaggiore. Ma, comunque, non vi sono state scoperte archeologiche che abbiano condotto a localizzazione, almeno in qualche tratto, il piano stradale della via Atellana…».

NOTA (13a)
PRATILLI - «LA VIA APPIA». In questo suo lavoro il Pratili afferma di riconoscere all’incrocio di VIA MADONNA DELLE GRAZIE (A MACERATA), a Casalba, a Portico, a Castello Aiola e a Casapuzzano, le selci della “via ATELLANA”, nonché il ponte su cui essa passava il Cranio presso Santa Venere”. Quindi la nostra Macerata (il nucleo originario) era lambita da un’importantissima via di comunicazione romana: la via Atellana

NOTA (13b)
«… Il Pratili adduce che tal Porta Atellana sia stata situata nel mezzo delle cinque vie, vicino la Cappella di S. Maria delle Grazie del Casale di Macerata: il qual luogo distintamente guarda l’antica “ATELLA”, e vi sono chiarissimi vestigi della via Atellana».

NOTA (14)
PAPEBROCHIO - «atti della invenzione del corpo di s. rufino».

NOTA (15)
STERPOS DANIELE - «comunicazioni fra capua e napoli alle origini e in età romana», pag. 28 – 29: «… La costruzione di Capua sul Volturno risale all’856 dopo Cristo, ad opera del Conte/Vescovo Landolfo, primo dei principi longobardi. Infatti l’intervento militare dei Saraceni in Campania si verificò nell’840 – 841, durante la lotta per la successione del principe Sicardo all’interno del Principato di Benevento. Il conte Radelchi, autonominatosi Principe, chiamò dalla Puglia, in suo aiuto, i Saraceni, condotti da Khalfim, per farli combattere contro Siconolfo. Questi Mussulmani presero, saccheggiarono ed incendiarono Capua (romana) e tutto il territorio circostante (anno del Signore 841). Fu per questo che Landolfo, gastaldo di Capua (romana) dovè trasferirsi e risiedere nel castello di Sicopoli (triflisco!), intorno al quale fu costruita una nuova città completamente in legno. Quando, 2 anni dopo, anche questa città fu devastata da un incendio, Landolfo e suo figlio Landone costruirono e fortificarono una nuova città “al ponte Casilino presso il Volturno”. A questa nuova città passò l’antico e glorioso nome capua, mentre il luogo dov’era la “rivale di roma ( la cape – va dei Tirreni, la capys etrusca, la capua romana, detta l’urbs maxima pulentissimaque italiae) non cessò mai di essere abitato perché si procedette alla ricostruzione dopo l’anno del Signore 842 e con Capua anche la nostra Macerata».

NOTA (16)
IANNELLI GABRIELE - «sacra guida della chiesa cattedrale di capua» ediz. 1858, pag. 205: «… Questa piazza, o via Albana, va commentata per magnificenza, quanto il sontuoso Foro Seplasio, e come questo sì rimboccante di lusso e dispensatrice di tutte le voluttà della vita, per guisa che Valerio Massimo… omissis… Trovavasi la detta via Albana all’ingresso di Capua (attuale S. Maria C.V.) ad oriente e d’acconto alla Porta sotto lo stesso nome. Forse dovè prendere il nome di albana dal trovarsi contigua, o per qualche piccolo tratto discosta, a sinistra della aedes alba (casa Alba?), antico edifizio di cui parla Livio (lib. 32 degli Annales?!). Per questa “porta” usciva il corso della Appia per lo sinistro lato delle Curti e propriamente rasente la proprietà dei signori Pattorelli; menando così di luogo in luogo a Benevento e di lì a Brindisi…».

NOTA (17)
MARMORALE – storia della letteratura latina: «dictorum et factorum memorabilium» di v. massimo, libro IX, Cap. I.

NOTA (18)
IANNELLI GABRIELE - «sacra guida della chiesa cattedrale di capua», pag. 205: dal libro XXXII degli Annales di Tito Livio.

NOTA (19)
IANNELLI GABRIELE - «sacra guida della chiesa cattedrale di capua» - Cartina (e didascalia) della cinta muraria di fortificazione di Capua Romana.

NOTA (19a)
Se la componente razziale etrusca – osco – sannita è storicamente accertata per la città di Capua (attuale S. Maria C.V.), tale affermazione è valida anche per i villaggi posti entro le loro mura fortificate.

 
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