Spartium junceum Lo sparto o ginestra (Spartium junceum) è una leguminosa papillionacea, più fruticosa che erbacea, con rami giuntiformi, poche foglie lanceolate, fiori di colore giallo acceso, molto odorosi, spontanei nei boschi e negli scopeti dal mare alla regione montana, specie nell’Italia Centrale, meridionale e nelle isole. Anni or sono venne fatta una larga propaganda per l’utilizzazione ed anche per la coltivazione della ginestra (spartium junceum). Nelle esposizioni di prodotti tessili, venne dato ad essa un posto quasi di onore e vari ginestrifici sorsero qua e là. Ma con scarsa fortuna. E ciò non perché la fibra non trovi utilizzazione, sibbene per la difficoltà di organizzare su basi economiche la raccolta, la non convenienza della sua coltivazione, data la concorrenza di altre fibre e la relativa scarsità del prodotto naturale, che presto si esaurisce in una determinata zona, appena viene iniziata la raccolta in grande. E’ vero che una volta tagliata la ginestra riscoppia, ma ci vuole del tempo e poi non è facile indurre i contadini a far rispettare, con il pascolo degli animali, i teneri germogli delle rinascite. Oggi, anche i più accesi fautori dell’utilizzazione della ginestra (sparto) non vedono come il futuro possa riservare condizioni favorevoli ad una ripresa delle sfortunate, per quanto lodevoli, iniziative. Comunque ebbene conoscere questa pianta tessile perché fu molto in uso in Capua antica (attuale S. Maria C.V.) essendone stati ritrovati reperti in alcuni scavi archeologici, anche nella zona sud –orientale (Macerata). La moltiplicazione è facile, attraverso i semi contenuti in lunghi baccelli polispermi. La separazione della fibra si fa con procedimenti chimici e meccanici, ma è molto più difficile che nella canapa e nel lino, specie se si vuole un prodotto per tessuti da gareggiare con quelli di canapa. Generalmente però ci si limita ad una separazione grossolana, anche perché l’uso più comune della fibra è per i cordami, molto ricercati, data la loro particolare resistenza all’acqua. Per la manipolazione rurale si ricorreva ad una macerazione fatta mettendo sottoterra i fascetti di sparto essiccati, dopo averli tenuti per qualche giorno a bagno. Anche il terreno veniva ripetutamente bagnato e dopo 8-10 giorni i fascetti si toglievano e si facevano asciugare. Quindi si maciullavano come la canapa.
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