Presentazione di S.E. Bruno Schettino Stampa E-mail
Le componenti che formano il movimento di festa per i “carri di Santantuono” ovvero la Battuglia di Pastellessa” a Macerata sono il fuoco e la notte , i colpi cadenzati ed assordanti, la civiltà contadina , il senso religioso della vita . Il tutto come una macchina festosa , che attraversa il centro urbano , determinando il coinvolgimento popolare e l’attiva partecipazione delle diverse classi sociali . C’è un insieme di viva partecipazione popolare , in cui scompaiono le distinzioni di classe , determinate dai fattori economici e sociali e nello stesso momento vi è un processo di catarsi dalle paure ancestrali e dalle sconfitte storiche in cui si pone il popolo piegato e subalterno al potere di turno . Si realizza così una grande unità di popolo , che si afferma come presenza attiva ed evade dalla quotidianità degli sconfitti e dalle nevrosi , cercando di essere per alcuni giorni protagonista del suo destino e della sua storia . Non sempre di tutto ciò vi è viva coscienza , nel popolo , perchè nella vicenda gioiosa si è coinvolti e si perde la coscienza riflessa , che determina la scelta critica e personalizzante.
La festa capita nel mese di gennaio , che lentamente chiude il tempo di una lunga notte , perchè il chiarore del giorno si affermi sempre più . La notte è sotto il segno dell’oscurità , per cui non vengono immediatamente conosciuti i volti e le cose . Le tenebre sono il regno della quiete e della morte , ma anche della non verità, perchè nell’etimologia greca la verità è il non nascondimento , lo svelamento dell’essere . La luce è la nascita , la vita , la verità, il chiarore che inonda di certezza gli uomini e le cose .
Cristo è luce del mondo , è il Giorno senza fine ricolmo di speranza e di vita . Sorge per contrasto il rapporto luce – tenebra , fuoco inestinguibile e notte fonda . “Luce , sempre più luce” furono le parole del filosofo Hegel prima di morire . “Nella tua luce vediamo la luce” . I colpi cadenzati ed assordanti sulle botti sono segno di concretezza , di una presenza che esprime la volontà di esserci , il desiderio di fugare ogni paura . Le paure sono interiori , sono sociali, sono storiche . Il rumore dà il senso di fortezza contro l’imponderabile , contro il tempo vuoto , per affermare la presenza. La festa è tipicamente non della civiltà urbana , ma contadina , legata alla civiltà primaria . La civiltà industriale , la civiltà post – industriale si esprimono diversamente , trovando altre forme evasive . La civiltà contadina con i suoi valori tradizionali , con i suoi schemi di vita concreta ben si armonizza con il culto della madre terra : alma mater.
Da ciò il valore della unità familiare ed il valore amicale : sul carro vi sono parenti ed amici , che vivono una profonda esperienza di unità di presenza e di fruizione dell’entusiasmo della vita con la festa popolare.
Il sogno di ogni uomo e di vivere una lunga stagione di felicità e di pace : realizzarsi fino in fondo per sempre . La civiltà di oggi , purtroppo , è dispersione sociale , è frammentazione dell’esperienza di vita.
Inoltre la festa testimonia il senso religioso della vita , con i suoi canoni , le sue certezze . L’uomo ha profondo desiderio di Dio , di conoscerlo , di amarlo , di sentire la sua presenza . Alcune volte vi è la difficoltà storica , perchè questo accada . Il senso religioso fa parte integrante della vita sociale dell’uomo . Su questa base di senso religioso , si inserisce la fede , come rivelazione di Dio agli uomini.
La festa diventa perciò occasione di evangelizzazione , di catechesi, di formazione permanente ad una fede matura , meno ingenua , disincantata , ma più ragionata , più vissuta nella fedeltà.
Ringrazio a tal fine il Prof . Pasquale Capuano che ha saputo, con finezza , cogliere i tratti salienti di una storia antica e sempre nuova che entusiasma il popolo e lo rende protagonista di una stagione di festa , immagine e simbolo della grande festa nel Cielo , dove il mistero del dolore scompare , dove la luce penetra nel cuore e la gioia è la felicità senza fine.
Oggi , l’uomo vive l’attesa di questo evento e l’immagina attraverso i segni ed i simboli di gioia e di speranza . Perchè tutto quello che accade è grazia e dono del Signore , perchè nulla vada perduto dell’esperienza umana.
 
Bruno Schettino
Arcivescovo della diocesi di Capua



A
S.E. Bruno Schettino
Arcivescovo di Capua
 
Da me un grazie sentito , e dovuto , per la sua eccezionale disponibilità ad ascoltare e a consigliare chi a lui si rivolge con fiducia.
Le sue riflessioni su questa nostra monografia ci gratificano sommamente e pienamente .
 
Pasquale CAPUANO
 
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