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Parte Seconda - Capitolo Primo - I primi otto secoli di Arte Cristiana Stampa E-mail

IL PROBLEMA DELLE ORIGINI
Il problema delle origini dell’arte cristiana continua ad apparire uno dei più primi oscuri e, se indaghiamo le cause di codesta oscurità, non può essere che una pura considerazione di principio quella di attribuire le cause di assenza di luce estetica al fatto che l’arte paleocristiana si è trovata nel cono d’ombra che il tempo ha lasciato sull’arte, ancora da un lato e sull’arte del medioevo e moderna dall’altro.
In realtà, sul primo argomento, l’Archeologia Cristiana59, una disciplina specifica, s’affatica, da circa tre secoli e con una perseveranza di metodo che ha del meraviglioso, nella ricerca di valide testimonianze utili a rendere luminosa la patina obnubilante del tempo.
Fatica improba per la realizzazione di una storia della storiografia artistica dell’arte cristiana primitiva, come sembra affermare il Bettini.
Ai validi motivi che il Bettini adduce per l’arte pre-medioevale cristiana di Roma Antica e delle sue province60 mi permetto di aggiungere la quasi inesistente presenza di reperti e testimonianze bibliografiche per quanto concerne Macerata Campania.
Anche noi, infatti avevamo potuto osservare, e con rammarico constatare, durante il corso delle nostre ricerche fatte per la realizzazione dei due testi – MACERATA – Le origini, il sito, il nome – e – MACERATA – Le origini, il sito, il nome, le lingua - che le penuria di elementi testimoniali della presenza di arte cristiana antica, riferibili a Macerata, era più che grave61.
Con nostra grande meraviglia abbiamo constatato che, anche durante alcuni periodi dell’epoca imperiale (III – IV – V – secolo d.C.) romana, nei quali il Cristianesimo potè liberamente “esprimersi” altrove, nei nostri territori si producessero così pochi “fatti” essenziali (così li definisce il Bettini) di arte cristiana primitiva, tardo – romana e pre- medioevale.
Noi, al di là di ogni considerazione scientifico–cristiana sull’arte paleocristiana pre-medioevale, vogliamo tentare un approccio storiografico.
Cercheremo, cioè di capire (e poi esporli in termini cronologici) i motivi per i quali i vari “contenuti” dell’arte cristiana non abbiano potuto, in varie zone culturali regionali e per i primi 7-8 secoli di romanità pre-medioevali, “circolare” e, quindi, produrre più testimonianze d’arte, sufficienti e sufficientemente valide per una comprensione ottimale dell’arte cristiana antica dal punto di vista storiografico.

  • LA STORIA DELLA PITTURA ITALIANA- PITTURA CRISTIANA DELLE ORIGINI - DI SERGIO BETTINI
  • ARTE CRISTIANA NEI PRIMI OTTO SECOLI - DI RAFFAELE CARRUBI
  • ARTE CRISTIANA DI PIETRO BARGELLINI62 - L’ARTE CRISTIANA NELLO STUDIO DELLA STORIA DELLA CHIESA – DI G. TAGLIATATELA - E LA
  • PITTURA BENEDETTINA IN TERRA DI LAVORO – DI VINCENZO IZZO,

saranno la nostra guida in questo tentativo di approccio storiografico oltre alla BASILICA DI S.MARIA MAGGIORE DI S.MARIA CAPUA VETERE – DI ADDELLO FRANCESCO.

Da questi autori, reperiti presso la biblioteca del Museo Campano di Capua, sintetizzeremo ed esporremo tutti concetti da noi ritenuti utili per una giusta comprensione spazio- temporale del fenomeno della “Arte Cristiana nei primi otto secoli” nel territorio di Capua Antica e staremo molto attenti a cogliere ogni minimo indizio di tempo di luogo riferibili a Macerata Campania. A noi interessa solo questo aspetto poiché la sua trattazione da un punto di vista essenzialmente storiografico e non critico consentirà una ricerca più accurata di indizi storici, riferibili a Macerata Campania.63
Ora sottoponiamo all’attenzione del lettore alcuni interessanti brani da noi tratti dai testi avanti indicati e sufficientemente esaustivi per la comprensione dell’arte cristiana delle origini, in generale, e di quella capuana in particolare.

Da – L’ARTE CRISTIANA NELLO STUDIO DELLA STORIA DELLA CHIESA - DI GIOACCHINO TAGLIALATELA:
….. << a coloro che nulla fanno>> scriveva il Papa Benedetto XIV al Forentanini << sembra piccola cosa il cavar notizie da documenti antichi; ma chi ha fatto o va facendo qualche cosa, conosce il pregio dell’opera>> (conosce il valore della ricerca, n.d.a.)… Il cercarli, dunque, con grande studio, questi documenti parve sempre cosa importantissima nei cattolici che fondano tutta la loro religione su un fatti storico… E questi monumenti e documenti, che dichiarano la storia e sovente la suppliscono, spesso la creano , rendono ragione della tradizione e la confermano o pure la riducono tra i confini della verità, attestano le pratiche e la liturgia della Chiesa e i dogmi stessi della fede e porgono inattesa luce all’economia, all’etnografia, all’agiografia, al diritto della tipologia, alla topografia, alla legislazione, ai diversi costumi giuridici, vengono dati alla storia dall’archeologia, considerata nel più vasto senso della parole; abbracciando essa non solo la cognizione dei costumi dei primitivi cristiani, di quanto riguarda il primitivo Cristianesimo… Ed i costumi dei primitivi Cristiani ci vengono appunto manifestati per mezzo dell’Arte Cristina, “regolata” dal magistero della Chiesa.
E quindi l’arte Cristiana si può definire come la “facoltà” di costruire, disegnare, scolpire oggetti della religione (luoghi di culto n.d.r.) solo certe e costanti regole e norme, dettate dal magistero della Chiesa. Noi,oggi, troviamo questi oggetti rappresentativi della religione cristiana in pubblico, sotto una diversa forma, ma sempre in accordo tra loro in pittura, architettura ed essi sono “costantemente gli stessi” in diversi e lontani luoghi.64 Bisogna dunque concludere che emanarono da un medesimo principio direttivo e supremo riposto in chi aveva l’autorità di reggere e governare la chiesa… Ciò si fa anche più chiaro dall’osservare che l’Arte Cristiana segue sempre la credenza nella fede e siccome la credenza nei dogmi fu sempre una presso tutti i fedeli, perché regolata dall’unico capo supremo della chiesa; così l’arte l’unico principio che la guidava, nei primi successori di Pietro. Di qui si intende come la forma e le varie parti del tempio cristiano trovansi ovunque e sempre le stesse … E zelantissimi furono i primi Pastori nel “manodurre” l’Arte Cristiana, poiché comprendevano quanto l’Arte, ben condotta, giovò al bene della società Cristiana... Al quale effetto i libri giovavano a pochi e compresi da pochissimi; né poi fa tanta impressione nella mente e nel cuore ciò che si ode, quanto ciò che si vede. E però la pittura e la scultura nella loro rappresentazione più copiosamente fornivano di aiuti alla mente, alla volontà ed alla memoria… Furono veramente cari i primi lavori, in cui lampò e tuttora traspare la sconfitta dell’ideale pagano, e il Cristianesimo in atto gigantesco, che gli si posa dinnanzi e gli comandava che stasse come sgabello ai suoi piedi. L’Arte Cristiana nacque ad un parto col Cristianesimo, e chi la volesse conoscere bambina e seguirla nei primi suoi passi poco o punto veduti, deve guardarla nei primi tre secoli. Allora l’Arte cristiana ha un fare modesto e quasi incerto e, comunque sempre identica a sè stessa, anche in questo periodo, in ogni luogo poiché sempre ispirata agli stessi dogmi e guidata dalle stesse regole. Tutti i monumenti usciti dalle mani dei primi Cristiani (anche in Capua Antica, Macerata Campania, S.Prisco, Sant’Angelo in Formis ecc), anche i meno significanti in apparenza, e più minuti, dilucidano e, chiariscono la storia, confermano le credenze Cattoliche...della prima società cristiana e l’istoria dell’Arte primitiva altro non è che la storia del dogma e l’apologia del Cattolicesimo>>…E le recenti scoperte dell’Archeologia sacra correggono e scrivono la storia dell’Arte Cristina dei primi secoli…Sin qui Gioacchino Taglialatela nel suo -L’ARTE CRISTIANA NELLO STUDIO DELLA STORIA DELLA CHIESA – Ma il concetto di uniformità di stile e di identità ispiratrice nelle produzioni d’arte paleocristiana, già espresso dal Taglialatela, viene in termini più tecnici svolgendosi ovunque, ripeteva le sue norme, le sue regole dalle, secondo noi, più, perciò stesso, comprensibili, da Bargellini Pietro nel suo “Belvedere Arte – Cristiana” edito da Valsecchi. Egli infatti, afferma che, anche nell’arte il Cristianesimo accolse i modi e le forme dell’arte Romana ma che solo in seguito l’avrebbe trasformata (crediamo noi a partire dal 313, data dell’editto di Costantino) sia per la pittura che la scultura e l’architettura. In un primo momento la scultura fu considerata dai Cristiani arte idolatrica per eccellenza. Poi si avvalessero dei laboratori d’arte pagana, utilizzando addirittura tecniche diverse65. I Cristiani non presero, per le loro chiese le forme architettoniche degli antichi templi pagani, ma scelsero la “basilica” (come tipo architettonico), perché corrispondeva meglio allo spirito e alla vita della nuova “società” formatasi sotto la nuova legge dell’Amore. Don Francesco Addelio nel suo – La Basilica di Santa Maria Maggiore di Capua Vetere – tratta il problema dell’arte paleocristiana nel nostro territorio66 con specifico riferimento alla Basilica si S.Maria Maggiore. <<……….Dopo l’editto della pacificazione (313) della Chiesa, le arti ebbero nuovo impulso e nuovi ideali dalla religione Cristiana legalmente riconosciuta e protetta da Costantino. Da quel momento storico i Cristiani, che si erano tenuti fedeli alle tradizioni romane nell’arte figurativa e nelle tradizioni architettoniche, iniziarono a svincolarsi dai canoni estetici e simbolici dell’arte del paganesimo ed il Cristianesimo adeguò, unificandole alle esigenze del proprio culto e della propria morale, i canoni estetici dell’arte. Dalle catacombe alle basiliche constantiniane si ha una continua testimonianza della fedeltà per oltre tre secoli serbata dai Cristiani alle forme, ai concetti e ai simboli dell’arte romana. Ciò anche quando nuovi elementi di arte orientale (bizantina?) si introdussero in occidente, dando vita ad uno stile contrapposto a quello dei latini d’occidente.

 

Arte Cristiana alle origini
Arte Cristiana alle origini


Mosaico
DA CATALOGO DEL CENTENARIO DEL MUSEO CAMPANO DI CAPUA – ARTE ANTICA CAPUANA
Mosaico - <<Coro sacro>> - Arte Campana di età costantiniana

 

L’arte in Italia procedette su due linee parallele:
• Romana;
• Bizantina,
decadente la prima, progredente la seconda e ciò a seconda delle rispettive zone di influenza politica, militare e religiosa. In Campania, a Capua e nel territorio di pertinenza, (compreso il casale di Macerata e dei suoi borghi di Caturano , Casalba e Cuzzoli n.d.a.), l’arte Cristiana si sostituisce senza traumi a quella pagana, grazie al suo prepotente contenuto spirituale ispirato da una straordinaria fede in Cristo e della sua parola, testimoniate anche dalla presenza dell’Apostolo Pietro che vi dimorò brevemente (S.Pietro fu ospite della Comunità Cristiana del villaggio di San Prisco, che era parte integrante della Capua Antica). A Capua antica, che si qualificava “Seconda Roma” le arti figurative architettoniche e scultoree erano molto fiorenti ed erano ispirate a religiosità diverse (Mitraismo ecc.), l’arte paleocristiana si innestò, sviluppo e potè evolversi assumendo caratteri figurativi propri, pur in presenza di penuria di materiali e di artisti. Le catacombe, come le piccole chiese o le basiliche, che sorgono accanto (o sopra) ai templi pagani e spessissimo, utilizzando materiali di spoglio o di recupero e le stesse tecniche costruttive dei Romani.
La tradizione ricorda le catacombe67, che furono localizzate all’interno della città e lungo le strade che la collegavano agli altri centri più importanti della Campania: la Via Appia (San Prisco, presso la Porta Albana) la via Atellana (Macerata?) la via Consolare, la Liternina o Marittima, la via Appia (dall’Arco di Adriano), la via Fluviale e Tifatina.
E ancora la tradizione ricorda le quattro basiliche che in quei tempi erano famose per la grandezza e la bellezza delle decorazioni interne, ma non per l’aspetto esterno, che si presentava piuttosto povero di motivi architettonici che di arte figurativa>>. Ovvio che anche tutti i luoghi di culto (cimiteri, chiese) che si costruivano nei “pagi” del comprensorio di Capua Antica seguissero le stesse linee architettoniche, scultoree e pittoriche di Capua Antica, sede di Arcivescovado e, perciò, depositaria dispensatrice di quelle linee guida per un perfetto concetto di “arte cristiana”, rispondente ai canoni estetici ed etnici del Cristianesimo de IV e V secolo d.C.. Le comunità cristiane delle periferie ( i “pagus”, i “casalia”) subordinatamente alle disponibilità delle proprie risorse economiche, costruirono i loro luoghi di culto secondo canoni artistici quanto più aderenti, se non in copia, a quelli presenti in Capua Antica. Ciò anche perché, in sintonia con quanto afferma il R. Garucci, nella storia dell’arte cristiana, delle origini e dovunque, è semplice osservare e verificare che essa arte cristiana è intesa come facoltà di scolpire e dipingere con regole certe e fisse i soggetti della religione cristiana. I luoghi di culto dei “casalia” o “pagi”, qual erano San Prisco, Macerata, Curti ecc, pur se di consistenza ridotta e poveri di aspetto esteriore, come si presume che siano stati, hanno certamente seguito le stesse peripezie di quelli di Capua Antica e di Sicopoli: questa città dovette ricostruire le sue chiese e il Duomo68 nei secoli I- IV – VI e IX perché distrutti dai barbari nelle loro invasioni,69 assieme a mausolei, necropoli, sacrari, cimiteri70 .

Il primo71 un “sacello” od “oratorio”, venne eretto dal primo Vescovo di Capua72 San Prisco, forse nel 42 d.C., in una catacomba scavata, come vuole la tradizione, sotto la presente Chiesa Collegiata di S.Maria Maggiore.

Il secondo venne fatto innalzare da Costantino il Grande verso gli anni 327 nel sito ove ora sorge la parrocchia di San Pietro a Corpo, sotto il titolo dei SS. Apostoli e andò poi dai vandali incendiato nel 455.

Il terzo fu costruito da San Germano Vescovo di Capua nel 520 sotto il titolo dei SS.Stefano ed Agata, nel luogo della odierna Cappella di Santa Maria delle Grazie, presso l’Anfiteatro e del quale veggonsi tuttora gli antichi avanzi, dopo che venne incendiato dai Saraceni.

Ed il quarto, benché temporaneo di piccole mole, sotto il titolo del SS. Salvatore, fu costruito nell’841 vescovo San Paolino sul monte Sicopoli dove appunto il Vescovo e il clero si erano rifugiati per quella tremenda incursione dei saraceni che incendiarono l’intera famosissima antica Capua, le sue contrade (Casalia) e la stessa Sicopoli con il Duomo.

 

CONSIDERAZIONI FINALI DI UN’IPOTESI DI DATAZIONE DI UN LUOGO DI CULTO PER I MORTI A MACERATA CAMPANIA:

Un luogo eletto a “cimitero”, la zona sarà dedicata al culto dei morti, secondo quanto disponevano i crismi religiosi della “nuova” fede cristiana, sia dal clero che dai credenti, non poteva non disporre di una chiesa, ove raccogliersi in preghiera e chiedere la loro intercessione nei nostri dialoghi con Dio. Noi, riflettendo su questo assioma, confortati da queste riflessioni, che riteniamo sufficientemente valide, siamo giunti alla formulazione di un’ipotesi di presenza di luoghi di culto nel territorio maceratese che sottoponiamo all’attenzione, anche critica, dei nostri lettori:

a) Secoli I-IV, periodo “FORTUNIA” (371 d.C.) e San Rufo73 (Anno 303 d.C.) presenza di grotte, anfratti, caverne sotterranee (con ingresso nella “luce” di pozzi per acqua), ove venivano officiati i riti religiosi e seppelliti i morti in odore di santità;

b) Secoli V-VII, periodo di <<San Rufino>> (25 agosto 423) il cui corpo fu rinvenuto nel 688 d.C.: presenza di cappelle sacelli, chiese dedicate a Santi ed Apostoli (Per questo periodo rimandiamo il lettore al nostro prossimo lavoro << Macerata e le sue Chiese>>);

c) Secolo IX periodo “Invasione dei Saraceni (817-840): anche per questo periodo non abbiamo notizie certificate dell’esistenza di luoghi di culto, definibili come <<chiese>> ma, anche se ve ne fossero stati, essi andarono certamente distrutti, come fu per quelli di Capua Antica, durante le invasioni barbariche a partire dal IV Secolo e fino alla più tremenda: quella dei Saraceni dell’841-842;

d) Secolo X periodo “Santo Stefano Menecillo” – Curia in Capua longobarda: noi riteniamo che dopo l’invasione dei saraceni gli edifici religiosi presenti nel nostro territorio furono ricostruiti e poi nel tempo abbelliti ed affrescati secondo l’iconografia tradizionale e, quindi, ampliati secondo le esigenze pastorali e contestualmente alla espansione della religione Cristiana.

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59 Con il termine di Archeologia Cristiana si intende di solito lo studio dei monumenti cristiani dalla origini fino ai primi secoli del medioevo. –Da Enciclopedia De Agostini (v. Paleocristiana Arte –pag. 385 II vol.)
60 Anche Capua Antica (S.Maria C.V.)
61 S’intende qui tutto il territorio di pertinenza di Capua in epoca imperiale
62 Di questi testi si riporta un succinto riassunto nelle pagine seguenti per una migliore comprensione dell’evoluzione dell’arte paleo – cristiana.
63 Ciò sarà forse possibile anche con uno studio più mirato del nostro “MACERATA CAMPANIA – Archeologia e paleoscrittura”.
64 A Milano come a Ravenna, a Roma come a Napoli, a Capua Antica come a Teano o Macerata Campania o Caiazzo
65 Nella scultura dei sarcofaghi, per esempio, essi sostituirono col trapano lo scalpello, utilizzato dai Romani nell’escavazioni del marmo.
66 Capitolo XIV
67 Anche Macerata certifica la sua presenza nel mondo cristiano di quel periodo. Fu nota nell’antichità come “Cimitero di San Rufo” essendo stato scoperto il corpo di questo santo, pare proprio in una sorta di catacombe (Iannelli Gabriele e altri) nel IV secolo dopo Cristo. – vedi pag. 106 – Sacra Guida del Duomo di Capua – di G. Iannelli
68 Duomo: principale chiesa di una città per valori artistici e giuridici (ecclesiastici)
69 Da Gabriele Iannelli – Sacra guida del Duomo di Capua – pag. 13
70 Duomo: principale chiesa di una città per valori artistici e giuridici ecclesiastici
71 Vedi nota “Ipotesi di datazione” dopo la serie fotografica
72 Ora S.Maria Capua Vetere.
73 La fanciulla miracolata (vedi pagine precedenti) <<…era egli nato da assai nobil prosapia nella stessa Capua (S.Maria C.V.) e fioriva in tempo in cui maggiormente incrudeliva la persecuzione di Diocleziano. A ripararsi dall’insidie dei pagani fuggiva occulto in profonde grotte alcune miglia (romane) lontano dalla città… mandando in bestia Caselliano faceva Rufo primamente spirale.Io che avveniva al 27 agosto dell’anno 303 di Gesù Cristo….Dopo qualche secolo dovettero quei corpi essere trasportati altrove, per trovarsi negli anni 688 il sepolto di San Rufo in vicinanza di Macerata Campania, siccome vedesi indicato negli <<Atti della Invezione si San Rufino>> da noi sopra citati nella nota 1ª appiè della pagina 153…(1) dell’antichità di questo villaggio rendono nuova gli ATTI DELLA INVENZIONE DL CORPO DI SAN RUFINO, secondo la lezione che il Pabebrocchio trase dal membranaceo Codice Strozziano, quali atti ritengosi scritti nell’anno istesso della detta Invenzione cioè nel 688. In essi è menzione del <<locus, qui Macerata mncurpatur>>, appò il cuale luogo si rattrovava a quei giorni il sepolcro del Diacono San Rufo.

 
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