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"L’ANSIA E L’IMPEGNO NEL LAVORO PROCURANO PER SE STESSI UN GRANDE DILETTO"

Seneca, Lettere a Lucilio, I, 9
 
 

POST – FAZIONE del Dott. De Crescenzo Salvatore
La monografia di Pasquale Capuano traccia un piacevole profilo, minuzioso e quasi “scientifico” della Festa di S. Antonio Abate che si svolge il 17 gennaio di ogni anno ormai da tempo immemorabile nella cittadina di Macerata Campania. L’Autore non tralascia alcuna componente del Rito di “Pastellessa” sia religiosa che folkloristica, evidenziando, con una narrazione precisa, accattivante ed una forma chiara, una profonda conoscenza delle svariate tecniche in uso per l’allestimento dei carri e lo svolgimento della manifestazione che affonda le sue radici nella notte dei tempi. “Pastellessa” sembra trarre origine, infatti, dai “Fescennini versus” che rappresentano la forma più antica del teatro latino di provenienza etrusca. Anche i Fescennini, come molti sanno, consistevano in rappresentazioni semplici che venivano eseguite in occasione di feste campagnole durante le quali si dava libero sfogo allo “spirito salace italico. Narrava Virgilio nelle sue Geogiche (II, 385 e segg.): “i coloni ausonii si divertono con versi rozzi e con riso sfrenato”, come pure Orazio ricordava nella Epistola IIª: “gli attori erano contadini che nei panni di festa per ristorare il corpo e l’animo insieme con i compagni di lavoro, con i figli e le loro consorti, si propiziavano la Terra con un porco e con il vino, il Genio ammonitore della brevità della vita”. Lo stesso “Spirito Bambino” che animava gli antichi versi fescennini si ritrova ancora oggi nella festa di Macerata Campania e in tutti coloro che si prodigano per la sua riuscita: attori, cantanti, comparse, agricoltori che guidano i trattori e capi delle varie squadre, organizzatori e studiosi come il Capuano che ne traccia la splendida storia.

 
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