Home arrow La religiosità e il folclore arrow Folclore e religiosità arrow Parte Prima - Capitolo Quinto - La riffa, i fuochi pirotecnici e la pastellessa
Parte Prima - Capitolo Quinto - La riffa, i fuochi pirotecnici e la pastellessa Stampa E-mail

Altri momenti del nostro folklore sono la “riffa” , i fuochi pirotecnici “figurati” la gastronomia antica , la “cavalcata dei dodici Mesi” , i “ dodici mesi di Casalba” , la “Zeza” e il “laccio dell’amore” di Casalba, oltre alla “tragedia di S.Marcello e la quadriglia di Caturano”.

A) "LA  RIFFA"
La "riffa" è il momento di chiusura di tutto l’impianto delle manifestazioni folkloristiche di “Santantuono”.  La festa si chiude con la vendita all’asta di tutti i beni in natura (e non!) raccolti durante la processione del Santo oppure offerti in precedenza dai credenti. L’asta di questi beni in natura si fa per raccogliere soldi da distribuire in beneficenza. Ciò che non si riesce a vendere viene consegnato al parroco perché lo dia ai poveri. Oltre alla vendita all’asta dei beni in natura offerti dal popolo, a Macerata, si sorteggia un maiale allevato da alcune famiglie per coprire parte delle spese.

Di seguito riportiamo alcuni momenti del  rito della  "RIFFA":

riffa

riffa

B) I "fuochi pirotecnici figurati"
Il porco , la vecchia , la scala e il ciuccio rappresentano i simboli iconografici della funzione dell'"abbruciatura".

fuochi

fuochi

Di seguento riportiamo una documentazione fotografica della tradizione culinaria maceratese, collegata alla sua manifestazione della sfilata dei “Carri e Sant’Antuono”, detti, appunto, i <<Carri e pastellessa>>:

1- la “pasta cu i llesse”;
2- i “llesse doce”;
3- i “llesse cineie”.

Le ricette sono riportate anche nella “Ricerca monografica su religiosità e folklore nella festività di S.Antonio Abate a Macerata Campania”  e nelle pagine seguenti .

ANTICHE RICETTE DI GASTRONOMIA MACERTATESE COLLEGATE ALLA TRADIZIONALE SFILATA DEI CARRI DI <<SANTANTUONO - PASTELLESSA>>

1- <<Pasta ch’i llesse>>
2- <<’i ddoce>> (aromatizzate con alloro)
3- <<i ccineie>> (le morbide)

1- la <<past je llesse>> (vedi fig.1)

Ingredienti per quattro persone:
- 500 grammi di <<llesse>>
- 300 grammi di tubettoni/ditaloni (meglio integrali)
- 3 peperoncini grossi
- 3 agli
- 6 cucchiai di olio d’oliva extravergine
- sale

Preparazione
- mettere a cuocere a fuoco lento le <<llesse>> in una capace terrina o pentola; con abbondante acqua e girarle spesso con un cucchiaio di legno;
- salarle leggermente a metà cottura;
- preparare un soffritto, facendo imbiondire i tre agli interi in camicia e i peperoncini;
- toglierli dall’olio delicatamente, evitando che si rompano, e metterli da parte;
- togliere la padella con l’olio e coprirla;
- controllare le <<llesse>> in bollitura e quando (dopo 45 minuti) saranno leggermente al dente, toglierle con la scrematrice dall’acqua e porle nella zuppiera di portata;
- riportare a bollitura l’acqua di cottura della llesse e versarvi la pasta corta e portare a cottura al dente;
- salare l’acqua di cottura della pasta, cotta leggermente al dente e salata al punto giusto versare i tubettoni (o altro) nella zuppiera di portata dove erano state tenute le <<llesse>> in caldo;
- dopo aver delicatamente mescolato pasta e <<llesse>>, nella stessa zuppiera, versarvi sopra l’olio guarnendo con i tre agli e i tre peperoncini;
- portare in tavola ben caldo.

Questo piatto di portata veniva <<accompagnato>> con libagioni di vino <<fragola>> prodotto con vitigni autoctoni quasi ormai inesistenti in territorio maceratese.

2- le <<llesse doce>> con alloro (vedi fig. 2)

Ingredienti:
- 500 grammi di <<llesse>>;
- 2 foglie verdi di alloro non troppo grandi;
- sale(poco).

Preparazione:
In circa tre litri d’acqua in una terrina si annegano i 500 grammi di <<llesse>> e mezzo cucchiaino da caffè di sale fino. Si porta a bollitura e si aggiungono le foglie di alloro. A circa 5 minuti dall’inizio della bollitura  si inizia a sentire con la forchetta la consistenza delle <<llesse>>, girando con un cucchiaio di legno. Quando la forchetta entra senza sforzo  nella <<llessa>>, si tira via dal fuoco la terrina e la si porta direttamente in tavola. Ognuno si servirà direttamente dalla pentola con il grosso cucchiaio di legno usato per rimestare. Sono dolcissime ma, per i più golosi, si porta in tavola del miele di cui si può far uso per addolcire di più le <<llesse>>.

3- le <<llesse cineie>> morbide (vedi fig. 3)

Ingredienti:
- <<lesse>> a piacere

Preparazione:
Riscaldate sulla paletta in ferro posta sulla fiamma del cippo ardente o sui mattoni caldi del pavimento del camino, si ammorbidivano e venivano mangiate, ancora calde, dalla famiglia, raccolta intorno al focolare, specie nelle ore serali dei giorni festivi dei mesi invernali. Questo rito del riscaldare, sulla brace, sulla fiamma, o sui mattoni ben caldi del pavimento del camino, le <<llesse>> per ammorbidirle, (renderle <<cineie>>)  non era molto frequente nelle nostre contrade per motivi economici.

I maceratesi in tempi antichi, infatti, dovevano comprarle (o barattarle con altri prodotti nostrani) dai montanari che le portavano nelle fiere settimanali per la vendita o il baratto.

pasta cu i llesse 
FIG . 1 -  PASTA CH’ I LLESSE

 

llesse doce
FIG. 2 -  LLESSE  DOCE  C’ U  LAURO

 

llesse cineie 
FIG . 3 – LLESSE  CINEIE

 
< Prec.   Pros. >