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Parte Seconda - Capitolo Secondo - Il sacerdote e il santo Stampa E-mail

IL SACERDOTE

  • Chierico;
  • Abate;
  • Vescovo.

La vita ecclesiastica del nostro S.Stefano Menecillo iniziò con il suo ingresso nella “collegiata” di S.Salvatore ad Curtim.
Nello statuto undicesimo del sinodo beneventano della metà del secolo IX si dispose che le chiese distrutte dalle guerre locali e dai Saraceni dovessero essere ricostruite con una “canonica” annessa “sub plebis ordine”, ossia con la struttura delle pievi o “plebetanie”. È questa, relativamente all’ambiente ecclesiastico meridionale e, perciò, anche capuano, una delle più antiche testimonianze delle “plebes clericorim”, ossia delle “collegiate dei chierici” annesse alle chiese parrocchiali, che forse rappresentavano una sorta di struttura propedeutica alla “schola sacerdotum”. La chiesa (parrocchiale?) di S.Martino Vescovo52 della Macerata del Decimo Secolo non aveva potuto dar seguito ai dettami del sinodo beneventano per la costruzione di una canonica annessa e, quindi molto evidentemente, era sprovvista di una struttura idonea ad ospitare “congregationes clericorum et sacerdotum”, neppure di minima consistenza.
Ragione per cui Giovanni e Guiselberta furono “costretti” a far accogliere il piccolo Stefano nella collegiata di S.Salvatore a Corte, affinché si attuasse il disegno divino della santità di Stefano. Era l’anno 942!
Stefano, quindi, nel corso del suo settimo anno di vita iniziò a frequentare la “schola clericorum” nel monastero annesso alla Chiesa di S.Salvatore ad Curtim. Dopo un periodo di proficuo apprendimento di insegnamenti, nella “schola” della chiesa, a carattere letterario elementare (“prima litterarum elementa”), certamente breve, dando per scontata una buona educazione/istruzione familiare, visti il grado di nobiltà e l’eccezionale predisposizione ad apprendere, il piccolo Stefano fu iniziato alla lettura e allo studio delle sacre scritture. Ciò lo portò, già adolescente, ad ampliare la sua cultura religiosa e rafforzare la sua fede in Cristo. La sua condizione ecclesiastica di chierico, date le sue innate virtù umane e spirituali, passò attraverso le ferree gerarchie ecclesiastiche dell’epoca con pieno merito. Ma sempre in piena umiltà assolveva tutti gli impegni che le diverse posizioni della gerarchia gli imponevano, con grande gioia e ammirazione da parte dei confratelli e dei superiori. Fu certamente diacono e, come tale, rivestì la stola e la dalmatica. Si dedicò agli impegni che tale posizione comportava: funzione di assistenza all’esercizio del culto53 e delle opere di carità.54 Poi fu sacerdote.
Era l’anno 959.
Dalle ricerche e studi, fatti su testi antichi, moderni e contemporanei, si è evidenziata la certezza della inesistenza di una bolla di consacrazione a sacerdote di S.Stefano Menecillo ma non poteva essere altrimenti poichè la regola della bolla di consacrazione a sacerdote fu introdotta in epoca molto posteriore al periodo in cui visse S.Stefano.
Egli fu eletto e consacrato sacerdote secondo la tradizione dell’epoca: “... communi suffragio Petri primi ipsius ecclesiae Abbatis, totiusque congregazionis, clericali adscriptus militiae ac sacri initiatus vise sacerdoti munere insignitus est, in eadem Sancti Salvatoris tunc palatina ecclesia...”.55 A suffragio universale, quindi, S.Stefano fu chiamato ad assolvere questo nuovo impegno. Si dedicò subito totalmente all’esercizio delle funzioni liturgiche dell’epoca che prevedeva il suo nuovo incarico: celebrazione quotidiana della messa, l’amministrazione dei sacramenti, l’assistenza spirituale per i confratelli e per i congregati inferiori. Poi, per effetto degli “studi secolari”, che comprendevano, tra l’altro, anche il DIRITTO CANONICO, finì con l’assumere la posizione di “anziano” per le sue doti e virtù e per la sua enciclopedica cultura più che per l’età.
E fu eletto Presbitero.56 In questa veste Egli continuò l’esercizio del suo ministero sacerdotale in quel solito ineccepibile modo che gli consentiva la sua indole: in umiltà e con amore, per amore del Cristo. La sua opera, all’interno e fuori della comunità, appariva a tutti in sentore di santità.I suoi superiori, alla morte di Pietro, l’Abate di S.Salvatore ad Curtim, che lo aveva seguito sin dal suo ingresso nella comunità, lo nominarono Abate a pieno merito. Era l’anno 969.
Dopo appena dieci anni dalla nomina ad Abate di S.Salvatore a Corte, si rese vacante la sede episcopale di Caiazzo per la morte di Urso, vescovo di quella città, e l’Arcivescovo57 di Capua Gerberto gli conferì la Consacrazione58 a Vescovo di Caiazzo, assistito dai suffraganei (subalterni) Alderico di Calazia e Leone di Sora. Ciò avvenne, ovviamente, con il placet di Pandolfo, principe di Capua, del clero e del popolo tutto. Era il 4 novembre dell’anno 979.59 Con la consacrazione a Vescovo di Caiazzo si concludeva il primo ciclo di 44 anni della vita di S.Stefano Menecillo, nato a Macerata la “terra lanei”. Queste erano infatti le uniche coordinate agiografiche disponibili per individuare la sua condizione di di cittadinanza “secolare”.
Con il secondo ciclo della vita di S.Stefano, pur esso di 44 anni, che inizia, appunto, con la data della sua nomina a Vescovo di Caiazzo, sarà identificato da tutti gli agiografi60 come S.Stefano Vescovo di Caiazzo. Nelle loro biografie sono stati ampiamente riportati tutti gli episodi più salienti della Sua vita da vescovo di quella città e non si vuole, qui, dato il carattere della ricerca, riproporne una ennesima e più o meno panegiristica biografia. Rimane da fare, comunque, a completamento dell’impegno che mi sono assunto nell’intraprendere questo cammino attraverso la vita di S.Stefano, una riflessione quanto più profonda possibile sul Santo Vescovo: Stefano Menecillo di Caiazzo.

 

Statua di S. Stefano Menecillo - Macerata Campania (Caserta)
Statua di S. Stefano Menecillo
Chiesa di San Martino Vescovo - Macerata Campania (Caserta)

 

 IL SANTO

“... E’ mancata nei secoli la canonizzazione”61. I processi di riconoscimento di santità in una persona ebbero inizio alla fine del secolo undicesimo con Papa Urbano Secondo, che rifiutò di accordare il riconoscimento senza la testimonianza. Le canonizzazioni da parte dei vescovi però continuarono, finché un decreto di Papa Alessandro III (XII secolo) proibì la canonizzazione senza l’approvazione pontificia. Ma questo divieto divenne ufficiale solo dopo che fu incluso nelle Decretali di Gregorio IX nel 1234 e quindi poiché S.Stefano Menecillo è vissuto e ha operato miracoli prima che il riconoscimento della santità venisse avocato al Papa, appare ovvio che manchi una “bolla di consacrazione” che lo riconosce santo. Il culto locale, a Caiazzo e a Capua62, è stato però riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa quando è stata approvata la penultima liturgia in onore del Santo. Questa prevedeva tre uffici con le corrispondenti messe ed elogi:
- uno al 23 maggio per il ritrovamento e trasferimento del Corpo;
- uno alla terza domenica di novembre per la festa del patrocinio su Chiazzo;
- uno al 29 ottobre per il giorno “natale” (ossia la morte, avvenuta il 29 ottobre) 1023.
Questo placet della Congregazione di Riti sancì, in effetti, un culto che già da oltre 800 anni veniva praticato a Caiazzo.
Ma perchè sia rimasto un culto locale e non si sia diffuso, è di certo un fatto accidentale. È stato così perchè, forse, sono mancate influenze monastiche che ne diffondessero la devozione nelle proprie comunità, o perchè sono mancati quei pellegrini che ne portassero la santità nei loro paesi. Il culto, così, era ed è rimasto locale: a Capua ristretto al clero e a Caiazzo e diocesi ristretto al clero e anche al popolo...”. Noi riteniamo, in ogni caso, che il culto del Santo sia stato sempre vivo e sentito nelle terre maceratesi e l’eco dei suoi miracoli vi giungeva nitida e puntuale. Prova ne è che il clero della nostra Chiesa volle perpetuarne uno tra i più straordinari e affrescò una delle volte più antiche della navata sinistra con il miracolo della colonna. Quello su accennato fu il primo di una lunga serie, nella quale vanno inclusi anche quelli non ufficiali, che la letteratura agiografica di S.Stefano Menecillo riporta così:63
A) ante mortem
1) la ricostruzione del calice di cristallo (nel giorno di Pasqua);
2) la colonna spezzata, nel giorno di Pasqua;
3) l’Eucarestia “oblata” salvata dallo scempio dei cani;
4) l’Eucarestia salvata dall’attacco di topi affamati
B) post mortem
a – la guarigione della buona donna che vide S.Stefano in sogno;
b – la guarigione del sacerdote infermo (anno 1024);
c – la guarigione del chierico sofferente;
d – la guarigione della paralitica;
e – la donna esorcizzata.
Ora noi, volontariamente, facciamo ricorso di nuovo al Di Dario Bernardino e alla sua già citata “S.Stefano Vescovo e protettore...” per l’illustrazione di tanti strepitosi prodigi e ne riportiamo la testuale descrizione.
“... È il giorno di Pasqua. Il S.Vescovo ha celebrato i divini misteri e porge il calice ad uno dei chierici assistenti, perchè venga purificato. Secondo l’uso di quei tempi il calice era di vetro, e il buon chierico forse dovette mettere troppa forza nel tergerlo, tanto che si ruppe in molti pezzi.
Stefano vede, si fa portare le particelle del calice infranto, prega, e il sacro vaso (calice n.d.a.) torna nella primitiva integrità tra lo stupore degli astanti, che vedono manifesto il dito (la mano n.d.a.) di Dio. Un altro anno, ricorrendo la medesima solennità della Pasqua, il Santo, accompagnato dai chierici, discende fino alla balaustrata per amministrare al popolo la S.Comunione, quando per la ressa dei fedeli, una colonna di marmo si abbatté sulla folla che gli si assiepava intorno. Un grido di terrore sfugge dal petto dei circostanti; ma tutti rimangono illesi e glorificano Dio che tanto potere aveva dato al loro santo Pastore. Nè qui finiscono i prodigi operati da S.Stefano in relazione con la S.S. Eucarestia. Essendosi il Santo recato con i suoi chierici in una villa (villaggio n.d.a.) per consacrare un altare nella Chiesa di S.Massimo, compito il suo ministero, si ritirò nella casa del sacerdote che aveva in custodia quella chiesa, per consumare una modesta refezione. Frattanto un cane, entrato nel tempio e trovata incustodita un’”oblata” - cioè la materia del Divin Sacrifizio, l’ostia diremmo oggi, offerta e benedetta ma non ancora consacrata – la prese e fuggì per mangiarla in luogo sicuro; ma quando giunse presso la dimore di S.Stefano (la casa del sacerdote che aveva in custodia la chiesa di S.Massimo n.d.a.) da arcana forza fu costretto a deporla; nè potendo più addentarla, ululando richiamava sul posto altri cani, i quali neppure poterono toccarla. Era accorso numeroso popolo e vi andò anche il Santo, che la raccolse e diede a consumare ai fedeli, che ammirarono ancora una volta la virtù taumaturgica del buon Pastore.
Un fatto non dissimile (ma ancora in relazione alla S.S.Eucarestia! n.d.a.) accadde allorché, avendo Stefano celebrato i Divini Misteri e amministrato la S.Comunione al clero e al popolo, consegnò le Sacre Specie ai suoi leviti (persone dedicate al culto sacro – nome di origine ebraica, n.d.a.) perchè la custodissero con ogni accuratezza; ma durante la notte alcuni topi scavarono un foro nella parete del Tabernacolo e giunsero anche a rodere la teca; ma allorquando vollero toccare il pane Eucaristico, repentinamente morirono. L’insigne santità del Vescovo Stefano era rimasta così impressa nella mente e nel cuore dei Caiatini e degli altri ai quali n’era giunta fama, che si verificò ben presto il noto detto d’Isaia (XI – 10): “ et erit sepulchrum eius gloriosum”; e il sepolcro di lui sarà glorioso...”.
Non mancano, infatti, dopo la sua morte i prodigi operati alla di lui intercessione (n.d.a.). “... nel primo anno dopo la morte di S.Stefano, quindi nel 1024, trovandosi un sacerdote gravemente tormentato da fortissime febbri, per modo che si disperava di vederlo guarito, il Santo Vescovo apparve di notte ad una pia donna e le comandò di recarsi presso l’infermo (il sacerdote n.d.a.) e dirgli, che riceverebbe la santità al di lui sepolcro, se si recasse dopo essersi accostato con sentimenti di vero dolore al Sacramento della Penitenza. La buona donna si levò per seguire il comando, ma cadde in malo modo, sì che non potè muovere passo; per cui, rivolta al Santo, esclamava: “se sei veramente confessore di Cristo, ridonami la sanità e io eseguirò i tuoi voleri”. La guarigione (della donna n.d.a.), fu istantanea64 ed ella si recò subito dall’infermo (sacerdote n.d.a.), che avendo eseguito quanto gli era imposto, rimane del tutto libero dalle febbri. Similmente una donna, che era tribolata da molte infermità, avendo pregato fervorosamente presso quel sepolcro, ottenne la desiderata guarigione. A quel benefico sepolcro fu portato fu portato anche un chierico che soffriva di un dolore nei fianchi così acuto, da sembrargli di dovere da un momento all’altro esalare l’ultimo respiro; ed ivi, dopo breve e fervorosa preghiera, riebbe la bramata sanità. E pochi anni dopo la morte di Stefano una povera fanciulla paralitica, portata innanzi a quel taumaturgo deposito (il sepolcro n.d.a.), se ne tornò a casa da sola, senza aiuto di alcuno. Il che avendo visto un infelice, che non aveva l’uso delle mani, vi andò (al sepolcro n.d.a.) anche lui e ottenne la grazia. Nè deve omettersi il fatto che accadde, quando una donna, tormentata gravemente dal demonio, condotta a quel glorioso sepolcro, dopo le molte preghiere dei fedeli che l’avevano accompagnata, si sentì completamente libera dall’ossessione, mentre l’immondo spirito, nel lasciarla, esclamava: non voi, non voi, ma Stefano mi ha cacciato!...”
Così Bernardino Di Dario descrive, riprendendoli da autori e carteggi a lui anteriori e di cui anche noi abbiamo fatto cenno in questa monografia dopo averne fatta lettura, i miracoli di S.Stefano Menecillo. Non poco abbiamo imparato da questo, ahimè, breve, “excursus” attraverso la vita di questo Santo. Al di là dell’apprendimento di cose finora non conosciute, dei particolari episodi che hanno caratterizzato la sua vita, che hanno fatto crescere in me il senso di venerazione per questo Santo, io rimango nella convinzione della sua santità. Ora so perchè voi Caiatini lo venerate!

Pasquale Capuano

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52 -Non si ha notizia, finora, di una dedica delle origini diversa da quella attuale, ma ciò sarà l’argomento di una nostra prossima ricerca
53 Dell’epoca erano: la distribuzione dell’eucarestia ai fedeli, la predicazione, l’amministrazione del battesimo.
54- Cosa nella quale, noi pensiamo, riuscì più che bene, dati i precedenti della sua infanzia!
55 -M.Monaco “Breviario Proprio Capuano”…con l’assenso comune di Pietro, primo Abate della chiesa stessa e di tutta la congregazione, (poiché n.d.a.) già iscritto alla milizia clericale e iniziato al sacro, fu finalmente designato all’impegno sacerdotale, nella stessa chiesa si S.Salvatore ad Curtim, ora chiesa palatina…” - Vedi fotografia in appendice-
56 -Presbitero era il sacerdote anziano cui era allora affidato il governo della comunità, quindi, degli investiti della dignità sacerdotale.
57 -La città di Capua ebbe la Metropolia il 15 agosto 966.-
58 Vedi il testo integrale in appendice.-
59 -G.Iannelli in opera citata: 4 novembre 979.
60 -Vedi nostra Bibliografia.-
61 -D Marrocco – Opera citata -
62 -Non abbiamo compresi i motivi per i quali questo autore abbia trascurato di citare la nostra Macerata, sua città Natale, nella quale la “duilia” per S.Stefano Menecillo è stata sempre viva e lo è tuttoggi.
63 Di.Dario “S.Steafno Vescovo e Protettore della città e Diocesi di Caiazzo
64 -Il miracolo della guarigione di questa donna che è “dentro” il miracolo della guarigione del sacerdote (quindi un doppio prodigio!), dimostra lo straordinario potere taumaturgico di cui era investito il nostro S.Stefano.


 
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