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Con gioia lascio questa prefazione all’amorosa fatica che l’Autore ha inteso donare a Macerta.
E scrivo immeritatamente, ma volentieri, perché senza studiosi e appassionati come Pasquale Capuano, noi Bibliotecari cosa potremmo offrire ai frequentatori delle nostre Biblioteche?
In questo studio si misura tutta la paziente, minuziosa, annosa ricerca su Macerata, dandoci uno spaccato interessantissimo, ma per certi versi anche vivo e curioso, di una realtà che Egli ricostruisce, di una cronistoria fatta di microstoria e di cultura pure materiale, che ci fa balenare in maniera chiara tutti i momenti più significativi attraversati da Macerata, sia come complesso edilizio, sia come comunità legata da vincoli, da “modus”, da esperienze.
Solitamente sono molteplici le motivazioni che spingono gli studiosi nelle sale delle biblioteche: nuovi interessi culturali, la voglia di recuperare un passato recente o lontano, la curiosità suscitata dal toponimo, l’ambizione di fare più luce su un aspetto di storia locale: è così che ho conosciuto Pasquale Capuano; e ne ho apprezzato subito la tenacia con la quale ha svolto le ricerche, ma pure il suo candido stupore e la sua straripante soddisfazione quando altre fonti storiche suffragavano le sue ipotesi che forse, Egli stesso, con grande senso di modestia e di umiltà, caratteristica delle persone intelligenti, sottoponeva al giudizio degli altri; altri che ha saggiamente coinvolto nel suo studio, rendendoli partecipi per il ritrovamento di un documento o per qualsiasi, utile precisazione.
Questo studio, nato dal “profondo” di un appassionato di Macerata, è una testimonianza di grande valore perché insegna e ricorda che salvare la memoria storica è recuperare se stessi come soggetti di storia e di civiltà.
Uno studio, dunque, scrupoloso, durato anni, per accertare attribuzioni, rintracciare documenti, ricostruire un filo conduttore: tutto ciò assegna a questa Opera un posto di rilievo nella bibliografia del nostro territorio provinciale e un primato in quella di Macerata.

Michele Santoro
Bibliotecario
Responsabile della Biblioteca Palatina
Palazzo Reale di Caserta

 

Risalendo con “intelletto d’amore” cronache e memorie della propria città, Pasquale Capuano nel 2003 è approdato, dopo tanti anni di ricerche, quella che era stata fino ad allora soltanto una sua personale convinzione sulle origini di Macerata. Essa risalirebbe alla Casalba di Tito Livio; sicché, tornando alle pagine Della Via Appia riconosciuta e desctitta di Francesco Maria Pretilli, può ben dirsi “che il villaggio di Casalba fosse così detto non già perché riguardasse la porta, o foro albano, ma perché eravi qualche villa di fuori imbiancata, o per altra a noi occulta ragione…”.
Di qui la storia di una popolazione etrusca prima, osco-sannita poi, romana infine, esposta per fatal disposizione (di origini, di sito, di nome, appunto) ad una intensissima comunità di destino, di drammi, di onori, di lagrime con le opulenze della contigua Capua (odierna S. Maria Capua Vetere). Storia, spessissimo, di saccheggi, distruzioni, scempi, in buona parte riconducibile a quella sua topografia, in prossimità della regina viarum e lambita dalla Via Atellana.
Anche per questo, Capuano insiste sulla radice etimologica del verbo “macero” nel significato non tanto riferibile alla coltivazione della canapa, quanto al sofferto senso di rovina, di demolizione a quel verbo conferito da Orazio, Cicerone, Livio, Varrone. Del resto, giunto al termine della sua fatica, l’Autore si professerà ciceroniano nel metodo, non meno che nel merito.
“Defendant quod quisque sentit, sunt enim iudicia libera. Non quid maxime sit probabile requisivimus”, ribadisce Capuano facendo sue le parole di Cicerone. Quasi a voler iscrivere la sua storiografia sulla città in quel grande spirito di equilibrio, moderazione, libertà. E’ un sentimento civile più che sufficiente per apprezzare quell’”intelletto d’amore” che lega Pasquale Capuano ai maceratesi di oggi, di ieri, di sempre.

Luigi Compagna
Docente Università “LA SAPIENZA” - ROMA

 

Nella presentazione del primo scritto organicamente strutturato su Macerata, “Aspetti di Vita” di Andrea Massaro, scrivevo: “la presente opera non ha pretese di perfezione, certamente potrà costituire una miniera per chi in seguito vorrà approfondire ed eventualmente pubblicare una storia più completa del nostro paese”.
L’augurio di oltre 15 anni fa, con la pubblicazione dell’opera del Prof. Capuano, oggi è diventato un fatto reale.
Da modesto Maceratese dico anzitutto grazie per la presente opera che vede la luce dopo approfondite ricerche e validi confronti che il Capuano ha svolto e ha portato a termine.
Nel leggere “Macerata – le origini – il sito – il nome”, tutti possono trovare un’ampia e documentata dissertazione sull’origine del nome e sulle conclusioni alle quali giunge il nostro autore.
Le varie fonti consultate e riportate possono anch’esse divenire motivi di ulteriori studi e ricerche per il futuro. In questi tempi tutti abbiamo bisogno di ricollegarci alle nostre origini per comprendere meglio il presente e programmare un valido futuro.
Ciò che altri hanno elaborato e consegnato ai posteri non deve essere mai trascurato; e questo mi sembra l’intento dell’opera di Capuano: attingere dal passato tutto il bene possibile e consegnarlo a tutti per un presente e un futuro migliore.
Ampio e coraggio spazio trovano, nella presente opera, l’avvicinamento alle epigrafi e i tentetivi di interpretazione che ci vengono proposti. In genere gli studiosi brancolano nel buio, il prof. Capuano con coraggio ci offre piste valide per ulteriori studi e per la comprensione della vita sul nostro territorio nei secoli passati.
La descrizione della coltivazione della canapa ci fa capire (specialmente ai meno giovani) la laboriosità e l’ingegno dei nostri padri.
Auguro che la presente opera riesca gradita a tutti sia per la ricchezza di notizie che riporta sia il modo discreto in cui l’autore ce le offre.

Macerata Campania, novembre 2003.

Sac. Gennaro Iodice

 

RINGRAZIAMENTO
Non posso fare a meno di ringraziare di cuore quanti mi hanno dato il loro contributo personale e professionale nonchè il loro sostegno morale utili alla redazione del presente testo.
Il mio pensiero è rivolto in modo particolare all’accoglienza educata e alla competente disponibilità (mai venute meno) che ho trovato nel personale tutto del/della:

  • Museo Provinciale Campano in Capua
  • Biblioteca del Museo Provinciale Campano di Capua
  • Biblioteca Comunale di S. Maria C.V.
  • Archivio Storico Arcivescovile di Capua
  • Archivio Storico di Caserta
  • Biblioteca palatina di Caserta

Un grazie sentito va anche a:

  • Don Gennaro Iodice (Parroco/Pres. Caritas Diocesana)
  • Prof. Pietro ZinzI (Docente di Storia dell’Arte)
  • Dott. Tartaglione Antonio (Medico, appassionato d’arte)
  • Prof. Ianniello (Dirigente A.S.A.C. di Capua)
  • Dott. Santoro Michele (Responsabile della Biblioteca Palatina di Caserta)

che con i loro consigli e critiche costruttive hanno contribuito concretamente a una “migliore” realizzazione di questo lavoro.
Ringrazio, inoltre, gli amici della “PRO LOCO” di Macerata Campania, Alfonso Stellato, il SINDACO e il CONSIGLIO COMUNALE.

L’autore
 

PRESENTAZIONE AL LETTORE
Noi riteniamo di poter offrire, col presente lavoro, un saggio che dia al lettore una soluzione, ragionevolmente accettabile, del problema delle origini, del nome e dell’ubicazione del nucleo abitativo originario della nostra Macerata Campania. La soluzione da noi data al problema delle origini, del sito e del nome di Macerata è da noi ritenuta la più valida, non artefatta e non frutto di fantasie ma di riscontri documentali reali.
Pertanto, considerata l’importanza delle sue implicazioni, dovrebbe essere presa in attenta considerazione, esaminata, analizzata, riscontrata, corretta (se necessario) e solo dopo, eventualmente accettata o respinta con movitazioni fondate.
Respingerla “a priori” oppure solo con intenti misconoscitivi sarebbe comportamento inaccettabile. Il presente lavoro, che sottoponiamo serenamente all’attenzione critica del lettore, si compone di quattro parti, così formate:

  • PARTE PRIMA che comprende la presentazione al lettore, il prologo, le conclusioni sulle origini e le NOTE alla parte prima;
  • PARTE SECONDA che comprende le argomentazioni sul sito (localizzazione);
  • PARTE TERZA che comprende le argomentazioni sul NOME  e la “querelle” sulla canapa;
  • PARTE QUARTA che comprende le argomentazioni sulle “CONCLUSIONI”, le NOTE alle parti II – III – IV, la documentazione archeologica (solo epigrafica) non ancora completa e l’APPENDICE.

In questa APPENDICE abbiamo inserito tutta la documentazione cartografica, fotografica e bibliografica che riguarda il nostro lavoro e che noi abbiamo ritenuta valida a suffragare le nostre affermazioni, il MANOSCRITTO INEDITO (solo tre facciate), la documentazione sulla canapa, sperto e lino; la BIBLIOGRAFIA.

Tutta la  documentazione, inserita nell’appendice, rappresenta il minimo indispensabile per un ragionevole tentativo di documentazione storica su quanto andremo affermando e chiediamo scusa al lettore se la parte “APPENDICE” apparirà fredda e poco interessante.
Come chiediamo scusa per l’apparente “prolissità” del PROLOGO: anche qui, come è facilmente intuibile, ci siamo limitati alla considerazione di fatti essenzialmente utili a presentare, in un contesto ragionevolmente credibile, le nostre tesi.
Tesi che abbiamo sottoposto all’attenzione di più di noi qualificate persone, accettandone le critiche, i severi giudizi e i preziosi consigli.

Pasquale Capuano

 
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