I miracoli Stampa E-mail

Descrizione e cronologia

da “Bibliotheca Sanctorum”, “Vita Sancti Martini, XIII, 14 – 17” e “Dialog., II, 4” entrambe di Sulpicio Severo, suo agiografo contemporaneo.

Sono stati attribuiti a Martino molti miracoli, nei quali, dobbiamo sottolineare sia l’intenzione del taumaturgo sia il fatto che era occasione o conseguenza della sua attività taumaturgica. Tutte le azioni di Martino sono, infatti, atti di fede o di carità o di protesta contro l’ingiustizia o la disgrazia immeritata. Nè la fatalità delle cose, nè il cattivo volere degli uomini fermarono il Santo Vescovo. Un giorno smascherò un falso martire a cui i cristiani del luogo avevano dedicato una cappella, rendendogli un indebito culto: il preteso martire, infatti, non era che un bandito li sepolto e Martino riuscì a provarlo. Risanò lebbrosi, baciando le loro piaghe; epilettici ed ossessi di ogni specie. Fece abbattere alberi consacrati a divinità pagane e quando i contadini idolatri, infuriati, lo minacciarono, propose di porsi lui stesso sulla traiettoria dell’albero che stava per essere tagliato e l’albero cadde dall’altra parte.  Vi è in Martino un coraggio virile di stile militare, così diverso da quello dei Vescovi suoi contemporanei: letterati provenienti da famiglie di grandi proprietari terrieri, o anche dalla più alta nobiltà gallo-romana.
Ed è questo coraggio virile che piacque alle folle e che gli attirò una così grande fama. Il suo buonsenso e la sua lealtà gli permettevano di scoprire il falso o l’equivoco senza alcuna esitazione.  Un giorno ebbe un’apparizione del Cristo, vestito di abiti sontuosi e regali e coperto di gioielli, Martino rimase impassibile e al demonio, (perchè di lui si trattava!) che egli chiese se riconosceva il suo Salvatore, rispose che egli avrebbe creduto alla venuta del Cristo solo se si fosse presentato con il volto e l’aspetto della Passione e le stimmate della croce ! A queste parole l’altro (il demonio) scomparve in una nuvola di fumo.
L’orrore per l’ipocrisia era un tratto precipuo del suo carattere e ce lo testimonia l’episodio di Anatolio, un giovane monaco che diceva di essere favorito da visioni angeliche e, di fronte ai dubbi dei confratelli, si era vantato di aver ricevuto dal Signore una meravigliosa veste bianca. Effettivamente la notte seguente apparve abbigliato di quella straordinaria tunica, ma quando fu condotto davanti al Vescovo, il famoso abito si dissolse.

Nella sua ostinata lotta contro l’errore o le potenze del male, Martino otteneva risultati sorprendenti. Egli predicava o pregava, operava guarigioni o abbatteva idoli e, alla sua voce e al suo gesto, si convertivano superbi personaggi, spesso popolazioni intere (Sulpicio Severo “Vita Martini”, XIII, 14 – 17”; “Dialog., II, 4), Mariella Liverani.

 

San Martino, il mantello ed il mendicante.
San Martino, il mantello ed il mendicante.

 

Da “VITA  SANCTI  MARTINI”  di S. Severo commentata da Ioannes Tamettius (1880). VERSIONE IN LINGUA LATINA

A) “Martinus solus et sine armis se obtulit ad dimicandum contra hostes”.
Mentre le Gallie erano occupate da invasori barbari, Giuliano, Cesare (l’apostata?!) delle Gallie, raccolse l’esercito presso la città di Worms e, alla vigilia della battaglia, cominciò a distribuire ai soldati il “donativo”* e, com’era consuetudine, ognuno fu chiamato per nome, finchè non arrivò a Martino, che disse a Giuliano, Cesare delle Gallie, “Fino ad ora ho fatto il soldato per te, ora mi dichiaro soldato di Dio : riceva il tuo donativo che sta per combattere e poichè io sono soldato di Cristo, non mi è lecito combattere”. Il Cesare si infuriò per la dichiarazione del soldato Martino e lo accusò di essere un vigliacco, traditore del giuramento di fedeltà. Il santo replicò dicendo : “ Se ciò (la richiesta di esecuzione del combattimento n.d.a.) viene considerata codardia, non fede, domani mi presenterò disarmato davanti all’esercito schierato e nel nome di Gesù, non protetto dallo scudo nè dall’elmo ma dal segno della croce, penetrerò sicuro le formazioni nemiche” Così fu e il capo dell’esercito nemico, intimorito dalla presenza della croce, si ritirò e mandò ambasciatori a chiedere la pace.

* Il donativo era un premio in denaro che veniva dato dal principe (o imperatore o generale) ai soldati alla vigilia delle battaglie.

B) A S. Hilario factus est exorcista. Quum iret ad suos in latrones incidit.
“... si imbattè nei ladri... si cominciò ad interrogarlo per sapere chi fosse. Martino rispose che era un cristiano. Chiedeva anche (il ladro) se avesse paura;... allora dichiara che non era mai stato tanto sereno, perchè sapeva che la misericordia del Signore, specie nel pericolo, lo avrebbe protetto... “Ingressusque evangelicam disputationem, verbum Dei latroni predicabat... Latro credidit... Il ladro si convertì e lasciò andare Martino per la sua strada, chiedendogli di pregare il Signore per lui.

C) Quum iter faceret malo daemoni occurrit.
... Partito adunque di là Martino, dopo aver oltrepassato Milano, cammin facendo, il diavolo, assunte umane sembianze, si parò davanti chiedendo se intendeva invocare il Signore per sè e gli disse “... dovunque andrai e qualsiasi cosa tenterai, il diavolo ti sarà contro”. Allora con voce profetica Martino gli rispose : “Il Signore è il mio protettore, non temo ciò che l’uomo possa farmi”... Immediatamente il nemico (il diavolo) svanì in un niente. 

D) Defuntum ad vitam revocat.
“Allora, sentendo lo Spirito Santo in tutto il suo essere, senza indugio ordinò a tutti di uscir fuori dalla cella, nella quale il corpo giaceva; e chiusa ogni apertura, si distese, pregando, sopra le membra esanimi del frate defunto... e dopo che era trascorso uno spazio di circa due ore vide il defunto animarsi a poco a poco in tutte le membra e con gli occhi spalancati palpitare come in vita... Meraviglioso spettacolo, perchè vedevano tornare in vita ciò che avevano lasciato morto.

E) Lupicini cuisdam prerum vitae restituit.
Non molto dopo, mentre attraversava i campi di un certo Lupicino, udì grandi grida e lamenti di una folla piangente... gli viene indicato un giovane schiavo della famiglia che si era tolto la vita con il cappio (si era impiccato). Saputo ciò, entrò nella stanzetta in cui giaceva il corpo; e, messi tutti fuori, distesosi sopra al corpo pregò per un pò.
Subito con il volto rianimato, con gli occhi fiammeggianti il defunto si rialzò...

F) Ignem compescit . Templum idolorum dimit.
“... Poichè il fuoco minacciava un villaggio gli abitanti, a cui era nota la forza miracolosa di Martino, ne invocarono l’aiuto... fu ordinato al vento di spirare in senso contrario e al fuoco di spegnersi.In un altro villaggio, il cui nome è Leprosum (Leprenx?) esisteva un tempio dedicato agli dei pagani e molto frequentato dai “gentili”. Martino chiese loro di abbattere quel tempio della menzogna ma fu respinto con ingiurie. Per tre giorni, vestito del cilicio e coperto di cenere, digiunando e pregando, chiese a Dio di distruggere quel tempio; Dio mandò due angeli, con scudo e lancia, che ridussero il tempio in polvere.

G) Paralysi obreptum sanitati restituit.
“... A Treviri vi era una certa fanciulla, affetta da una grave forma di paralisi; tanto che da molto tempo non poteva usare il suo corpo per la vita di relazione (n.d. a.). In seguito alle insistenti e appassionate richieste del padre della fanciulla, Martino accettò di recarsi a vederla... “ confido luim quod per te reddenda sit sanitati...” e la fanciulla fu guarita, dopo le preghiere di Martino e l’unzione delle labbra con l’olio santo da lui benedetto.

H) Malum spiritum a servo Tetradii fugat.
“... In quel tempo un servo terrorizzato di un certo Tetrodio, uomo proconsolare, era tormentato crudelmente dal demonio. Tetradio si recò da Martino per richiedere il suo intervento, ma questi rispose che non poteva intrare in una casa di pagani.
Al che Tetradio rispose che, se lui avesse liberato il servo dalla presenza del maligno, sarebbe diventato cristiano.
... Allora Martino, imposta la mano al ragazzo, scacciò l’immondo. Quo Viso Tetradius Dominum Iesum credidit...

I) Apud Parisios lepra laboranti restituit.
“... Anche presso Parigi, mentre attraversava una porta di quella grande città insieme ad una grande folla, baciò un lebbroso di aspetto miserevole e orribile in tutto il corpo e lo benedisse : subito fu guarito da ogni male e il giorno dopo si recò in chiesa, con la pelle liscia e candida, per rendere grazie per la sua guarigione...”

L) Filia Arborii salutem recipit ex tactu epistolae Martini.
“... Ed ancora, Arborio, funzionario prefettizio, essendo la di lui figlia afflitta dalle febbri quartane (varietà di malaria che si manifesta con la febbre ogni quattro giorni), pose  sul petto della fanciulla, durante un eccesso di febbre, una lettera di S.Martino che gli era pervenuta per caso... e subito la febbre sparì...”

M) Martinus decidens per scalam incolumis evadit.
“... A un tizio che soffriva molto per una caduta dalle scale... inviò un angelo che gli unse tutto il corpo... il giorno dopo era completamente guarito.

N) A morte liberat servum ictum a bove.
“... Sfidato dal diavolo che lo derideva per aver ucciso uno dei suoi. “Ubi est, Martine, virtus tua ? Unum de tuus modo interfeci” , egli controllò tutte le celle dei frati e dei servi. Quando vide che mancava la persona addetta alla raccolta della legna andò con i frati alla sua ricerca... fu ritrovato esanime, incornato da un bue (il demonio), mostrò il tutto ai frati e lo riportò in vita.

Molti altri sono i miracoli fatti da S. Martino, specie quelli fatti per contrastare le forze del male, ma noi interrompiamo la serie, ottenuta dalla traduzione del testo in lingua latina “Sulpicii Severi - Vita Sancti Martini” Ioannes Tamettius Sacerdos illustravit, AN. MDCCCLXXX.

 

ALCUNI MIRACOLI POST-MORTEM

(da : Gregorio di Tours – “Storia dei Franchi” (libri I – V) pag. XX; III)

A) La sorella di Gregorio di Tours era sposata con un certo Giustino (Virtutes Sancti Martini, II 2) che fu miracolato dalla grazia di Martino: Gregorio, già vescovo, gli fa recapitare un cero benedetto, dicendo : “Accendetelo davanti a lui ed egli rivolga una preghiera al Signore, mentre, dal letto, fissa la fiamma di questa candela; invochi poi l’assistenza del Santo Martino perchè lo soccorra”. Il cognato di Gregorio osserva le raccomandazioni e in più beve l’acqua dove i familiari hanno intinto lo stoppino del cero ormai consumato : “... appena bevuto...”, scrive Gregorio, “Giustino riacquistò subito la salute”.

B) “... Gregorio (di Tours) viaggia poi fino in Borgogna per incontrare la madre Armentaria e a Cholon e, infine, quando è ormai Vescovo di Tours, accoglie presso di lui sua madre, recatasi presso il sepolcro del Beato Martino per chiedere il suo aiuto per alcuni dolori che la stancano da trentaquattro anni. Le sofferenze alle gambe sono acute, quasi vi fosse conficcato un chiodo (Virtutes Sancti Martini, II – 10) e Martino deve aiutarla. Così accade...”

C) “... Quando Gregorio sta a Lione presso il prozio Nicezio è il 554 e nove anni dopo, nel 563, si reca presso il sepolcro di Martino a causa di una malattia che non gli dà requie (Virtutes Sancti Martini I, 32 – 6); durante il viaggio ha delle crisi della malattia, ma riesce comunque ad arrivare a Tour a chiedere la salute a S.Martino. Gregorio guarisce e si ferma a Tours.

 
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